Migliaia di ordigni inesplosi 

In Italia 25mila: stima dell’Esercito dall’analisi dei documenti

AVEZZANO. Quello di Avezzano non è un evento raro. I numeri dei disinneschi effettuati ogni anno dai circa cento artificieri distribuiti nei 12 reggimenti del Genio dell’Esercito parlano di 2.345 interventi su tutto il territorio nazionale, neutralizzando 31.854 residuati bellici di cui 19 bombe d’aereo risalenti ai conflitti mondiali. Solo lo scorso anno, sono state 22 le bombe aeree disinnescate dai militari. «Quella di Avezzano è senz’altro tra le più grandi e pericolose sulle quali abbiamo lavorato», ammette uno degli artificieri coinvolti nelle operazioni del Cupello. Ma non è tutto: secondo le stime, sono più di 25mila bombe «dormienti» a fronte di oltre un milione di ordigni militari sganciati durante le due guerre mondiali in Italia. Si trovano sottoterra, solitamente tra i cinque e gli otto metri di profondità. Possono essere ovunque: nelle periferie, nei centri storici, nei mari o nei boschi. Dal 2000 a oggi, si contano circa 60mila interventi degli artificieri su tutta la penisola. Da alcuni documenti Alleati, si presume che circa il 10 per cento delle 378mila tonnellate lanciate dalla Royal Air Force inglese e la United States Air Force americana non sia esploso. Molte non esplosero del tutto, ma solo parzialmente: erano difettose oppure semplicemente le condizioni ambientali non erano favorevoli. Sono tuttora armate, non pericolose finché restano dove sono. Ad Avezzano si contarono 94 morti e 504 feriti. I danni calcolati furono pari a oltre il 70 per cento del patrimonio architettonico ricostruito in seguito al disastroso terremoto del 1915. (l.p.)
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