Mille posti persi in tre anni

Primo maggio sottotono anche per i 1.205 cassintegrati

SULMONA. Le 2mila e 500 persone che hanno perso il lavoro o che sono in cassa integrazione non hanno nulla da festeggiare oggi, primo maggio. Sono mille i posti di lavoro persi in tre anni; 1.205 i lavoratori in cassa integrazione; 303 in mobilità; una quindicina le vertenze aperte. Una disfatta occupazionale senza precedenti.

Sono 500 le aziende e mille i dipendenti a rischio, a causa della recessione post-sisma che continua a marcare il territorio. Decine le fabbriche chiuse negli ultimi cinque anni, fra queste: Finmek, Campari, Sitindustrie, Saba, Cpm e Solo Donna, Cpl Imperial. In più, la Magneti Marelli, lo stabilimento più grande del territorio ha bruciato a tempi di record le settimane di cassa integrazione ordinaria, che hanno lasciato il posto, da dicembre, alla straordinaria, oltre la quale ci sono solo mobilità e licenziamento. Si tratta di numeri, che lasciano poco scampo ad un territorio che non si è dato ancora una vocazione su cui puntare nonostante le innumerevoli potenzialità legate alle bellezze architettoniche della città e a quelle naturalistiche del paesaggio circostante. Ma al di là delle cifre quello che preoccupa è l’atteggiamento di rassegnazione che pervade i lavoratori usciti dal circuito produttivo e le parti sociali, assorbite dall’ottenimento delle proroghe dei provvedimenti di cassa integrazione.

Il protocollo d’intesa firmato a febbraio del 2008, a undici mesi da uno sciopero generale che portò migliaia di persone in piazza, è rimasto lettera morta. Dopo qualche fugace promessa in campagna eletttorale non si sa più nulla dell’accordo di programma, che dovrebbe concedere finanziamenti ad aziende e imprenditori, intenzionati ad investire nel territorio. Del resto, la crisi si comporta come una malattia invasiva che colpisce progressivamente le parti vitali.

Così si è cominciato dalle fabbriche, ma «l’infezione» si è presto estesa al commercio e ai servizi. Decine di attività, fra negozi, bar e ristoranti, infatti, hanno chiuso negli ultimi tempi; per accorgersene basta fare un giro nella parte sud di corso Ovidio. Anche le presenze turistiche non si sono ancora riprese dal flop del post sisma, con un calo che si attesta sul 50% rispetto al passato.

I venditori ambulanti, poi, costretti a fare i conti con spese che aumentano e guadagni che diminuiscono, hanno abbandonato in gran numero il mercato di piazza Garibaldi.
In un anno gli assegnatari di postazioni fisse sono più che dimezzati.
Una crisi senza precedenti che per forza di cose si ripercuote sulle tasche dei cittadini e delle varie famiglie alle prese con cassa integrazione, mobilità o mancanza assoluta di lavoro.
Negli ultimi tempi il numero delle famiglie in difficoltà è raddoppiato: nel 2010 sono più di 100 (75% sulmonesi, 25% straniere) quelle che si rivolgono alla Caritas; solo due anni prima (2008) erano la metà ed erano in maggioranza straniere.

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