Morti nel Convitto, il dolore in tribunale

Oggi la prima udienza, i familiari chiedono un maxi risarcimento anche ai ministeri

L’AQUILA. Oggi, per la prima volta, le carte delle indagini sui crolli causati dal terremoto, approdano davanti a un giudice. Infatti è in programma l’udienza preliminare per due imputati, il preside Livio Bearzi e il dirigente della Provincia Vincenzo Mazzotta nell’ambito del filone per il crollo del Convitto Nazionale dove il 6 aprile 2009 sono morti tre minorenni. Sono accusati di omicidio colposo e lesioni.

CHIESTI I DANNI.
Sarà una vera battaglia legale che inizia con una richiesta di risarcimento roboante che i legali di parte civile, Antonio Milo e Roberto Verdecchia del foro di Avezzano presenteranno oggi contestualmente alla costituzione nel giudizio. Saranno citati per danni oltre ai due imputati, anche la Provincia, il ministero dell’Istruzione e quello dei Beni Culturali, tutte istituzioni che in qualche modo secondo gli istanti, hanno connessioni con la gestione della struttura crollata. La somma richiesta dai familiari di Luigi Cellini il ragazzo di Trasacco morto sotto le macerie è di due milioni di euro. Oltre 300mila euro sono stati chiesti da Mirko Colangelo un ragazzo rimasto ferito gravemente nel crollo ma ora salvo anche se resta lo choc indelebile di quella esperienza. Sotto le macerie sono rimasti uccisi anche due minorenni stranieri: Ondrey Nuozovsky e Marta Zelena. Incerte le scelte nel giudizio dei loro familiari. Lo si saprà ufficialmente solo oggi.

LA RIMESSIONE.
Ma il giudice per le udienze preliminari, Marco Billi si troverà da esaminare anche l’istanza di rimessione inoltrata dall’avvocato Paolo Enrico Guidobaldi che difende il preside Livio Bearzi il quale ritiene che ci siano buone ragioni per trasferire il procedimento nel tribunale di Campobasso visto che all’Aquila «non ci sarebbe un clima sereno». Differente la posizione dei legali di Vincenzo Mazzotta, gli avvocati Paolo Mazzotta e Antonio Giuseppe Mazzotta per i quali va bene il foro aquilano. Il giudice potrà sospendere subito il procedimento in attesa del verdetto della Corte di Cassazione cui gli atti sono stati inviati, oppure andare avanti ma senza emettere la decisione finale. Nell’ipotesi in cui gli atti venissero trasferiti dalla Cassazione a Campobasso oppure in altro tribunale, Mazzotta, in quanto imputato di reato connesso, non si potrà opporre a questa decisione.

LE ACCUSE.
Il preside e il dirigente della Provincia (ente che gestisce alcune scuole) sono accusati di omicidio colposo per alcune condotte commissive e omissive. Il preside non avrebbe valutato la inadeguetezza sismica del Convitto, non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura a restauri. Non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. A Mazzotta sono mosse contestazioni simili. Al preside si muove anche la contestazioni di non evacuato l’edificio dopo le prime due scosse, cosa che sarebbe stata necessaria, secondo i pm Alfredo Rossini e Fabio Picuti, visto che il Convitto è stato costruito oltre un secolo fa. Bearzi ha sempre detto che la legge non gli dava la possibilità di chiudere la scuola, situata in centro storico, visto che si tratta di un potere che spetta solo al sindaco.

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