Muore padre De Gennaro, poeta e docente: aveva fondato l’università della preghiera

24 Luglio 2025

Si era trasferito in città nel 1968, su chiamata del rettore Ernesto Pontieri, per contribuire al nascente progetto dell’Università statale e da allora vi era rimasto ostinatamente, sino a quando le condizioni fisiche glielo hanno permesso

L’AQUILA. «Quando sono arrivato all'Aquila, ho respirato l'aria meravigliosa di questa città, una Gerusalemme rovesciata, provata dal tempo ma sempre capace di rinascere dalle proprie ceneri». Questo, padre Giuseppe De Gennaro lo diceva spesso. Si era trasferito in città nel 1968, su chiamata del rettore Ernesto Pontieri, per contribuire al nascente progetto dell’Università statale e da allora vi era rimasto ostinatamente, sino a quando le condizioni fisiche glielo hanno permesso. Solo di recente si era trasferito in una struttura di assistenza sulla collina di Posillipo, a Napoli. Lì ieri si è spento. Gesuita, poeta, docente universitario e guida spirituale. Figura di riferimento nel panorama culturale e religioso aquilano, ha dedicato oltre mezzo secolo alla città, lasciando un’impronta profonda nella vita accademica, nella spiritualità e nell’impegno sociale. Originario di Vico Equense, è stato docente di Lingua e Letteratura spagnola all’Aquila e di Storia della cultura spagnola alla Lumsa di Roma. Ha fondato l’Università della Preghiera, un’esperienza di studio e meditazione ispirata da sant’Ignazio di Loyola e promossa anche da Madre Teresa di Calcutta, che la visitò personalmente. In tanti, tra i suoi ex colleghi e studenti, lo ricordano con affetto nel capoluogo. «Sapeva andare oltre», sottolinea Paola Elia, anche lei professoressa di Lingua e Letteratura spagnola all'ateneo aquilano. «Aveva trovato un canale per divulgare gli insegnamenti mistici che sentiva vicini alla sua missione», ricorda, «un canale che non esisteva e che ha saputo creare all'interno dei consueti programmi di insegnamento della nostra disciplina». Aveva saputo tener fede alla sua missione, insomma, continuando a guidare per anni esercizi spirituali in presenza e online, e dirigendo il servizio terapeutico-assistenziale “Più Vita”, per la cura delle tossicodipendenze. Nel 1980 fu scelto per rappresentare le associazioni culturali della città in occasione della visita di Giovanni Paolo II all’Aquila. Fu in costante contatto con il cardinale Carlo Maria Martini e con varie figure di riferimento internazionale, sia a livello politico che religioso, tra cui il filosofo bulgaro Cvetan Todorov. Autore di saggi, raccolte poetiche e testi sulla mistica, ha continuato a scrivere e riflettere fino agli ultimi anni. Tra le sue ultime opere, anche un diario spirituale inedito intitolato «Nuova Aquila – Teologia mistica del terremoto». Era stato l’ultimo gesuita a restare all’Aquila, anche dopo la decisione dell’Ordine di lasciare la città. Ieri pomeriggio, c'è stata una messa in suo ricordo proprio nella struttura dell’Università della Preghiera, in località Madonna Fore. A celebrarla è stato don Bruno Tarantino. «A Dio padre Giuseppe», ha scritto quest’ultimo, «voce culturale, profetica e religiosa di questa città. Di te ricordo soprattutto la capacità di conservare una santa ironia anche nei momenti più difficili: “Caro Bruno”, mi dicesti, “sai a cosa servono i miei tre dottorati? A capire che non servono a nulla”».

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