"No al modello Pomigliano"

Magneti Marelli, la Fiom chiama a raccolta le istituzioni

SULMONA. L'accordo separato sull'arrivo della Nuova Panda è stato firmato solo nei territori più deboli e coinvolgerà solo una trentina dei 220 lavoratori in cassa integrazione da tre anni. A sostenerlo è la Fiom-Cgil, dopo la mancata firma sull'accordo stile Pomigliano per la Magneti Marelli, l'azienda di Sulmona che lavora per la casa madre Fiat.

Il sindacato dei lavoratori metalmeccanici della Cgil ha chiamato a raccolta istituzioni e politici del territorio per spiegare le ragioni del suo no all'accordo.

In pochi però hanno risposto all'appello. A fronte delle assenze di Comune, Provincia, Regione e parlamentari sulmonesi, infatti, hanno partecipato, ieri all'incontro nella sede dell'Agenzia di promozione culturale, solo il deputato aquilano del Partito democratico, Giovanni Lolli, il presidente della Comunità montana peligna, Antonio Carrara, il sindaco di Pratola Peligna, Antonio De Crescentiis, e i consiglieri comunali Giuseppe Ranalli, Mimmo Di Benedetto e Silverio Gatta.

«Vi abbiamo convocati», ha esordito Alfredo Fegatelli, segretario provinciale della Fiom, «perché vogliamo che le forze politiche sappiano cosa accade nello stabilimento. Prima di tutto, dovete sapere che i vertici dell'azienda stanno diventando sempre più appannaggio di persone campane, con risvolti anche sull'indotto, dove aumenta la presenza di ditte partenopee a discapito di quelle locali».

Ma a non convincere la Fiom non sono tanto le clausole di responsabilità o i turni saliti - da 15 a 18 a settimana - quanto più i veri piani del Lingotto.

«La Fiat non ha ancora detto in maniera chiara», ha proseguito Fegatelli, «che cosa farà dei 20 miliardi di euro annunciati: ne sono stati investiti solo due su Pomigliano e Mirafiori. In queste condizioni ci ritroviamo in una guerra tra territori i cui effetti sono già visibili, con decisioni che vengono prese altrove».

«Gli accordi sono stati firmati in territori deboli, si vedano gli stabilimenti in crisi di Pomigliano e Mirafiori», ha aggiunto Fegatelli, «cosa che non è stata fatta a Cassino, Melfi e alla Sevel di Atessa, dove l'attività produttiva è molto importante e l'azienda si guarda bene dal proporre accordi che non prevedono nemmeno più le undici ore di riposo fra un turno e l'altro. Qui invece veniamo da tre anni di cassa integrazione per 220 lavoratori. Di questi solo una trentina sarà riassorbito dalla Nuova Panda, visto che serviranno persone esperte, come ha detto l'azienda».

Nubi nere si addensano anche sui trasferimenti, secondo la Fiom. «C'è un tentativo di convincere le 15 persone che sono state trasferite a Melfi a restare lì», ha detto Pietro Campanella, segretario territoriale della Fiom, «come se si volesse smantellare lo stabilimento, che lavora per la gran parte (80%) per il Ducato e non per l'auto. Strano, poi», ha concluso Campanella, «che a dieci giorni dalla firma i lavoratori ancora non conoscano l'accordo».

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