«Noi giovani vogliamo impegnarci» 

Lettera dei ragazzi dell’Iis d’Aosta: «Ecco cosa è cambiato dopo il sisma 2009»

L’AQUILA. La ricorrenza del 6 aprile letta attraverso gli occhi delle classi dirigenti del futuro. Le ragazze e i ragazzi della 4ªB Sistemi informativi aziendali e della 4ª Elettronica dell’Iis “d’Aosta” hanno scritto una lettera alla città. «I ragazzi», spiega Marzia Masiello, ufficio relazioni pubbliche e istituzionali di Ai.Bi., coordinatrice del progetto con Valentina Tenedini, «stanno chiedendo ai genitori, alle istituzioni, ai professori, agli adulti di questa comunità, di fare squadra, di interrogarsi sui grandi temi e di dare risposte con comportamenti solidali a partire da casa nostra. Toccare temi come la pace, l’ambiente, l’educazione significa infatti parlare di noi, dei nostri figli, dei nostri nonni, delle nostre piazze, dei nostri paesi, madri e padri. Durante il percorso è spesso uscito il tema dell’odio sociale. I ragazzi ci stanno dicendo: ora è il momento di lavorare insieme, per il presente e il futuro. E noi adulti, rispondendo positivamente, possiamo ritrovarci a scoprire, oltre al dovere, il piacere di ascoltare le giovani generazioni e cooperare con loro per un cambio di passo». L’iniziativa è condivisa dalla scuola, con la docente Tiziana Falancia e la dirigente Maria Chiara Marola.
LA LETTERA. «Il momento storico mostra tragedie di vario genere verso l’umanità e verso il pianeta, la nostra casa, e, oltre a essi, sono presenti ingiustizie e inadeguatezze di sistema, veleni per ciò che amiamo chiamare il nostro spirito e veleni per il nostro corpo, che pure vorremmo amare, problemi esposti nell’Agenda 2030, progetto delle Nazioni Unite, composto da una lista di 17 obiettivi da raggiungere entro l’inizio del nuovo decennio. In questo momento, abbiamo bisogno di amicizia, sincerità, complicità, collaborazione, una relazione dalla quale possano nascere idee che diventino azioni. Perciò abbiamo deciso, insieme ai nostri amici di fondazione Snam, Amici dei Bambini, Radio L’Aquila e Agt Communications, Scuola di Scrittura Genius e ministero dell’Istruzione, di intraprendere una strada che ci porterà a dialogare insieme. Avete mai riflettuto sul fatto che ogni generazione lascia qualcosa (sia in positivo sia in negativo) a quelle successive? Per esempio, cosa hanno lasciato a noi? Quale eredità lasceremo per le prossime che verranno? Rispetto a prima di quel dannato 6 Aprile 2009, cosa abbiamo in più? Cosa di meno? Poi ci siamo domandati se, a livello sociale, ci sia ancora il piacere nel compiere azioni che possano produrre qualcosa: siamo noi esseri umani a costruire le società in cui viviamo, oppure sono le società che ci plasmano? Sono esse a esistere per noi, o siamo noi a doverci adattare? Nella scuola stessa: il valore è l’istruzione o l’apprendimento? L’obiettivo è la soddisfazione delle esigenze del mercato del lavoro o il personale e universale desiderio di apprendere serenamente per poter creare la propria felicità? Siamo noi a dover essere per la scuola o è la scuola, semmai, a dover essere adeguata alle nostre esigenze e reali bisogni, come alle esigenze di tutte le persone che la vivono nel quotidiano? A tutte queste domande e perplessità però, di cui è ben nota la risposta, non ci sembra corrispondere un impegno, collettivo e necessario per cambiare la situazione che, al momento, è opposta al buon senso. E noi ci domandiamo se davvero vogliamo fare ancora finta di niente e continuare ad adottare questi atteggiamenti passivi e indolenti nei confronti di un sistema, ottimo per omologare e per appiattire i tratti più preziosi e vitali di ognuno di noi, ma non per esaltarli».
LA PROPOSTA. «Ora vorremmo essere noi l’opportunità affinché nasca questo dialogo con voi, e vi preghiamo di partecipare il più possibile per far sì che esso generi idee che diventino azioni di cui tutti possano godere, perché sono le azioni che creano una cultura e che rivelano che tipo di cultura sia. Siamo consapevoli del fatto che i problemi già noti nel passato o non sono stati affrontati, o sono stati affrontati in modo pessimo. Noi crediamo che la strada giusta potrebbe iniziare parlandoci, non escludendo nessuno ma invitando e accogliendo tutti. Grazie a RL1, nostra radio, che accoglierà le nostre e le vostre voci, metteremo insieme, come un puzzle chiamato “Pane e Olio 2.0”, i pensieri e le opinioni della cittadinanza. I terremoti possono essere di vari tipi, noi purtroppo ne conosciamo uno dei peggiori, eppure siamo convinti che ne esistano alcuni che smuovono gli animi e non le case. Questo nostro invito vorrebbe essere un terremoto di questo genere: scuotiamoci ma solo col piacere di farlo. Nonostante la nostra età e il nostro piccolo spazio, nulla impedisce che qualcosa di importante possa partire da qui».
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