«Non lasciate Ortolano in mano agli sciacalli»

La denuncia dei residenti sfollati all’Aquila: «Un presidio fisso per controllare le nostre case»

L’AQUILA. «Noi non possiamo entrare nelle nostre case, ma bisogna fare in modo che non ci entrino neppure i ladri».

La domenica degli sfollati di Ortolano – i forzati dell’hotel Azzurro, costretti a lasciare in elicottero le loro case praticamente un mese fa, sotto la minaccia della neve, del terremoto e delle frane, e da allora non più tornati nell’amato paese – è una giornata festiva che fila via come un qualsiasi lunedì. Domani è già oggi, nella piccola comunità sradicata dalla propria terra e che attende di conoscere il proprio futuro. L’intero paese è stato dichiarato zona rossa. Nessuno sa quali sono i danni alle case. Nessuno sa di che entità è il pericolo frana che incombe. Nessuno sa quando partiranno i sopralluoghi. C’è chi addirittura ha ipotizzato lo spostamento del paese in un’altra zona. Il presente è carico di incognite.

Se ne fa portavoce, anche a nome dei compaesani, Daniele Migliozzi, già in prima linea quando si è trattato di organizzare il trasferimento all’Aquila in quei giorni cupi che tutti, qui, vogliono dimenticare il più in fretta possibile.

«Il paese è ormai diventato un deserto», racconta Daniele, in albergo con moglie e cinque figli, i quali sono tornati a scuola, ma all’Aquila. «Io, per motivi affettivi e di lavoro, e anche perché sono riuscito a liberare, pochi giorni dopo gli eventi, la macchina dalla neve, vado spesso in paese, anche per dare una controllata. Quando mi sono trovato nelle vicinanze della mia casa sono stato fermato dai carabinieri, perché la zona rossa non si può varcare. Ma così come sono stato fermato io, spero che si faccia con tutti quelli che vanno in giro per il paese. Infatti siamo esposti al pericolo di furti più di alcune zone dell’Amatriciano, dove la viabilità ha meno collegamenti diretti. Il nostro paese si sviluppa attorno alla statale 80. Ora che il traffico lungo quest’arteria è ripreso giorno e notte, il rischio di scorribande da parte di malintenzionati aumenta in maniera esponenziale».

Da qui la proposta. «Apprezziamo gli sforzi che vengono fatti per il controllo del territorio, ma chiediamo che si faccia di più a tutela delle nostre case, che noi, per ovvi motivi, non possiamo più controllarci da soli. Occorre garantire un presidio fisso di forze dell’ordine, oppure dell’Esercito. Soltanto un controllo a tempo pieno limiterebbe i danni. Già adesso, anche a piedi, c’è gente che se ne va in giro per il paese. E questo non va bene. Non ce l’abbiamo con nessuno, ma siamo troppo legati al nostro paese per non essere preoccupati per l’abbandono totale in cui versa».

Un altro problema da risolvere presto per la piccola comunità di 23 residenti è quello di lasciare l’albergo e trovare una sistemazione in uno dei quartieri del Progetto Case. «Se fosse possibile», conclude Migliozzi, «vorremmo restare uniti, per farci forza e continuare a darci una mano come abbiamo fatto finora».

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