Nuove aziende, mancano i siti

16 Luglio 2010

Cappelli (Confindustria): tante richieste ma pochi spazi

L'AQUILA. Nella sede di Confindustria, a Pile, i telefoni continuano a squillare. In pochi giorni sono arrivate decine di richieste da aziende disponibili a investire in città utilizzando gli incentivi del post-terremoto. Chiamano da Lazio, Toscana, Umbria e Lombardia. Ma gli industriali avvertono: «Non abbiamo certezze sull'utilizzo dei fondi. Mancano anche aree per nuovi insediamenti». Così, L'Aquila rischia di perdere questo treno.

«Bisogna stringere i tempi per evitare che queste aziende portino i loro capitali altrove», afferma il direttore dell'Unione industriali della provincia dell'Aquila, Antonio Cappelli, «il nostro territorio ha una grande opportunità da cogliere al volo».  A mostrare interesse per la realtà produttiva aquilana sono, per lo più, società che operano nel settore metalmeccanico, dell'elettronica, alimentare e gomma e plastica. Le aziende del centro-nord fanno la parte del leone: il maggior numero di richieste proviene, infatti, dal Lazio e dalla Toscana. Dal sud, poco o nulla.

Ma è l'incertezza sui fondi a disposizione - 46 milioni di euro che il Governo ha elevato alla soglia di 90 - e sulla loro spendibilità, a mettere in dubbio l'intera operazione.  «Dopo il terremoto», conferma Cappelli, «abbiamo ricevuto un gran numero di domande che abbracciano settori trasversali, dal chimico al meccanico. Sull'Aquila c'è attenzione da parte del mondo imprenditoriale: società che vorrebbero investire usufruendo degli incentivi del post-terremoto».

Esistono, tuttavia, due ordini di problemi: la normativa, ancora poco chiara, e la mancanza di aree da destinare a nuovi insediamenti.  «I nuclei industriali di Pile e Bazzano sono saturi», dice Cappelli, «Sassa è in via di sviluppo, ma la zona necessita di infrastrutture. Il commissario per lo sviluppo del nucleo industriale, Di Marzio, si sta muovendo bene, ma i tempi sono stretti.

Inoltre, non ci sono certezze sui fondi destinati alla zona franca aquilana: il governo, dopo la manifestazione a Roma, ha elevato a 90 milioni la somma disponibile, ma non esiste una normativa specifica, né una regolamentazione precisa per l'accesso ai finanziamenti».  Confindustria boccia la proposta di affidare al sindaco Massimo Cialente, la «regia» per l'assegnazione dei fondi della zona franca: «Non può essere un'unica istituzione a gestire la nuova fase di industrializzazione legata alla ripartizione degli incentivi», chiarisce Cappelli, «e non per mancanza di fiducia nei confronti di Cialente, a cui vanno stima e rispetto. È il Governo centrale che deve emanare regole sull'accesso ai fondi e il loro utilizzo». 

Ancora una volta, potrebbe essere la burocrazia a frenare lo sviluppo dell'Aquila. E in ballo, ci sono centinaia di nuovi posti di lavoro, legati alla piccola e media imprenditoria.  «Fare una stima precisa è impossibile», prosegue il direttore di Confindustria, «ma i numeri occupazionali legati all'approdo di nuove imprese grazie alla zona franca sono elevati. Parliamo di centinaia di posti di lavoro». 

Il tutto, mentre la grande industria continua a perdere pezzi: «Le tre vertenze Finmek, Thecnolabs e Otefal, per un totale di 500 lavoratori», conclude Cappelli, «stanno mettendo a rischio la stabilità dell'industria locale. L'auspicio è che le vertenze si concludano positivamente, ma bisogna puntare sulla crescita della forza-lavoro incentivando nuovi investimenti. La zona franca può rappresentare una buona opportunità di rilancio se il governo opererà in sinergia con gli enti locali. Altrimenti, sarà un fallimento».

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