Occupazione, 7 milioni dimenticati

La rivelazione di Galbiati: fondi raccolti da Confindustria e sindacati
AVEZZANO. Rimettere in moto l'economia. Nella ricostruzione dell'Aquila deve essere questa la priorità. Molti dei sopravvissuti al terremoto, tanti dei quali hanno dovuto piangere la perdita dei propri cari, si ritrovano oggi dispersi e senza lavoro. Speravano di poter ritornare presto nella casa da cui quella tragica notte del 6 aprile 2009 sono dovuti fuggire e di riavere il lavoro perso, per garantire un futuro ai propri figli. Ma hanno visto frustrate queste speranze. Da qui la crescente rabbia e le manifestazioni di protesta contro le istituzioni per le promesse non mantenute. Purtroppo la mancata risposta alle aspettative degli aquilani non dipende solo dalla carenza di fondi. Ma anche dalla burocrazia e dalla mancanza di idee.
Illuminante, a riguardo, è la rivelazione fatta nel corso di un convegno ad Avezzano dal presidente della Confindustria dell'Aquila, Sergio Galbiati. «La Confindustria, insieme alle organizzazioni sindacali», ha detto Galbiati, «ha messo a disposizione dell'Aquila sette milioni di euro. Dall'impiego tempestivo di tale somma, la stremata imprenditoria aquilana avrebbe tratto gran giovamento. Invece», ha proseguito Galbiati, «non ci si riesce a mettere d'accordo su come spendere questi soldi».
L'idea del presidente della Confindustria è di utilizzare quei fondi in «un'ottica di sviluppo». Il che sarà possibile «incentivando un'imprenditoria giovanile ad alto livello». «Spero», ha aggiunto Galbiati, «che questa mia proposta venga sostenuta dai soggetti interessati e dal commissario alla ricostruzione, Gianni Ghiodi». Stupore ha suscitato, a questo punto, l'intervento dell'assessore regionale alla Formazione, Paolo Gatti, che ha ammesso candidamente di «non sapere nulla dei sette milioni». E ha invitato Galbiati in Regione, per discutere della questione.
Il convegno è stato organizzato dalla Fondazione Mirror, di cui Galbiati è presidente, per presentare il libro «Rinforzare la rete. Imprese e istituzioni nel tempo dell'innovazione e della discontinuità» (edito da Il Mulino). Il volume, a cura di Giuseppe Cappiello, docente dell'Università di Bologna, e dello stesso Galbiati, che è anche direttore generale della Micron di Avezzano, si avvale del contributo di vari economisti, tra cui Fabio Graziosi, Enzo Rullani, Simone Poledrini, Manuela Presutti. Partendo dalla esperienza di una grande impresa, come la Micron, gli autori del libro si sono chiesti se il modello economico che ha guidato finora lo sviluppo è ancora attuale. È un modello, è stata la risposta, che va ripensato.
«La crisi», ha spiegato il professor Cappiello, «ha messo in evidenza la fragilità di quei modelli economici e culturali, sviluppati negli ultimi due secoli, fondati sulla dottrina utilitaristica». Il benessere, a cui aspiriamo, pertanto, secondo Cappiello, «non può essere concepito come puramente materiale, utilitaristico e individuale, ma è dato dalla possibilità per la persona di esprimere la propria identità nel rapporto con gli altri, come parte di una comunità».
«L'avventura imprenditoriale», ha specificato lo studioso, «non è la soddisfazione di un bisogno, ma di un desiderio, che è qualcosa di più di un bisogno, perché porta con sé delle scelte di valore». «Oggigiorno», ha proseguito il docente, «siamo in presenza di un'economia fondata sulla conoscenza. Il successo delle imprese è dipeso sempre più dalla capacità di produrre e utilizzare la conoscenza».
L'innovazione, dunque, non può prescindere da un uso efficace delle conoscenze disponibili. Ma sono le «reti», oltre alle tecnologie, che consentono la valorizzazione della conoscenza. Fabio Graziosi, docente all'Università dell'Aquila, si è soffermato sull'importanza della formazione e della ricerca ai fini dell'innovazione e sulla necessità di un'integrazione delle conoscenze e delle competenze. La parola chiave del libro, dunque, è «rete»: reti di persone interessate a conoscere, reti di imprese per far fronte alle sfide della competitività, reti di istituzioni pubbliche per promuovere lo sviluppo, reti per percorrere la strada del cambiamento imposto dalla crisi e dal terremoto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA