la polemica sulla ricostruzione

Oltre la metà dei progettisti proviene da fuori regione

«Oltre il 50% dei progettisti che seguono i cantieri della ricostruzione arriva da fuori provincia e fuori regione. Sta succedendo la stessa cosa che si è verificata con le imprese, gran parte delle...

«Oltre il 50% dei progettisti che seguono i cantieri della ricostruzione arriva da fuori provincia e fuori regione. Sta succedendo la stessa cosa che si è verificata con le imprese, gran parte delle quali non del posto». Un dato che contribuirebbe a rallentare la messa a punto delle pratiche e quindi la consegna dei progetti agli uffici del Comune secondo il presidente dell’Ordine degli ingegneri dell’Aquila, Elio Masciovecchio, che risponde alle critiche arrivate nei giorni scorsi dal sindaco Massimo Cialente e dall’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano.

In una lunga nota pubblicata sui suoi social network e destinata a riaprire un muro di incomunicabilità tra tecnici e amministrazione, il sindaco ha puntato il dito ancora una volta contro i progettisti, ritenendoli colpevoli di impiegare troppo tempo nella presentazione delle integrazioni ai progetti. Rimanda la palla al mittente il presidente Masciovecchio che, oltre a individuare nella presenza di tecnici di fuori regione uno degli anelli deboli della parte burocratica della ricostruzione, richiama a sua volta il Comune e l’Ufficio speciale per la ricostruzione guidato da Raniero Fabrizi alle proprie responsabilità. «Per ovviare al ritardo con cui i tecnici di fuori regione consegnano i progetti al Genio civile abbiamo firmato un protocollo con l’Usra, con tutte le professioni e con il Comune», spiega Masciovecchio, «il quale prevede che tutte le notizie relative alle richieste di progetti parte seconda devono essere pubblicizzate sui siti degli ordini professionali di riferimento». Masciovecchio ribadisce che «la responsabilità della lentezza nell’esaminare le pratiche è anche del Comune che non funziona. Per ottenere un permesso a costruire, ad esempio, servono sei mesi, mentre per la liquidazione di una banale parcella per ottenere lo sblocco dei contributi, che consiste in un timbro, servono altri mesi. Ci sono cose che il Comune non fa». (m.g.)

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