Brindisi per l'addio a Ombrina Mare

L'AQUILA

Ombrina Mare, richiesta di risarcimento per 275 milioni di euro

La società petrolifera Rockhopper Italia chiede i danni al ministero dell'Ambiente per i ritardi della concessione bocciata a furor di popolo in Abruzzo. Scatta il ricorso  al Tar del Lazio

L'AQUILA. «Un risarcimento pari a oltre 532 miliardi di vecchie lire per i danni causati dall'illegittimo ritardo riguardo il rilascio dell'autorizzazione (poi annullato) per il progetto petrolifero Ombrina Mare davanti all'Abruzzo». È questo lo stralcio di un documento che il consigliere regionale Leandro Bracco ha diramato oggi. Documento che attiene alla complessa e articolata vicenda dell'impianto petrolifero off shore che sarebbe dovuto sorgere al largo della costa teatina,  che negli anni scorsi ha molte volte occupato le prime pagine dei giornali e contro la quale, nel 2013, decine di migliaia di persone scesero in piazza. la richiesta di risarcimento è dirtetta al ministero. «Alla fine di aprile scorso»,  spiega l'esponente di Sinistra italiana, il ministero dell'Ambiente ha presentato al Tar del Lazio un ricorso per ottemperanza in merito a Ombrina Mare. Si sa che il progetto prevedeva, oltre alla perforazione di pozzi per l'estrazione di petrolio, la realizzazione di una raffineria galleggiante davanti all'incantevole Costa dei Trabocchi».

«L'iniziativa venne fermata» ricorda Bracco  «grazie alla sollevazione popolare e all'attività di diverse associazioni che riuscirono a ottenere il divieto di trivellazioni nelle zone di mare poste entro le 12 miglia nautiche (ossia 22 chilometri) rispetto alla costa, limite introdotto con l'approvazione della legge di Stabilità 2016. La battaglia fu lunga e condotta anche a suon di carte bollate davanti alla giustizia amministrativa».

«Il 14 aprile 2017, la società Rockhopper Italia» afferma ancora Bracco «ha presentato una domanda di arbitrato internazionale al fine di ottenere un risarcimento pari a 275 milioni di euro per danno derivante da illegittimo ritardo nel procedimento di rilascio autorizzativo (rilascio autorizzativo poi annullato dalla modifica legislativa intervenuta)». Secondo Bracco «la Regione Abruzzo ha il dovere di mettersi di traverso e dunque fare in modo che nemmeno un centesimo di denaro pubblico finisca nelle tasche di società che fino a poco tempo fa avevano l'obiettivo di devastare il nostro territorio per ricavarne benefici assai dubbi».