Omicidio, dentista condannato a 14 anni

Nel 2008 uccise a martellate la compagna. L’uomo in aula: «Non ricordo, l’amo ancora»

CASTEL DI SANGRO. La uccise a martellate perché non sopportava più che la sua donna ricevesse attenzioni da altri uomini. Voleva farle lasciare il lavoro nel night. Per quel delitto Raffaele Caposiena, il dentista originario di Castel di Sangro, è stato condannato a 14 anni di carcere.

Omicidio volontario premeditato e aggravato. Queste le accuse che hanno portato alla condanna del medico, 44 anni, giudicato con rito abbreviato dal gup del tribunale di Pesaro, Raffaele Cormio. Il pubblico ministero Silvia Cecchi aveva chiesto una condanna a 16 anni. La sentenza è arrivata a meno di due anni dal delitto, avvenuto a Fano nella notte del 29 agosto 2008.

Il dentista di Castel di Sangro, che aveva un avviato studio nella città marchigiana, ha ucciso con venti martellate la sua convivente, Sofia Margarita Varela Freire, 21 anni, proveniente dall’Ecuador. La donna lavorava nel locale notturno Bolero sul lungomare di Fano. Quanto avvenuto la notte di agosto di due anni fa è stato ricostruito dagli uomini della squadra mobile di Pesaro e Urbino. Anche nel corso del rito abbreviato in tribunale Caposiena ha continuato a negare il delitto e ha ripetuto più volte di non ricordare le ore precedenti e successive.
In aula ha dichiarato di amare ancora Sofia e ha ribadito di avere un’amnesia sulla tragica giornata.

L’omicido, secondo l’accusa, avvenne al termine di un litigio in un’abitazione della frazione di Corciano, sulla Flaminia. Come raccontato da alcuni vicini. Il corpo dell’ecuadoregna fu scoperto solo la mattina dalla donna delle pulizie. Sofia Margherita Varela Freire era sul divano, la televisione ancora accesa. Su un mobiletto vicino al divano e al corpo senza vita fu trovato il martello. Lì vicino anche una modesta quantità di cocaina. I sospetti si concentrarono subito sull’odontoiatra originario di Castel di Sangro. Sospetti che trovarono conferme quando gli inquirenti scoprirono che Caposiena, verso le 2.30, tentò di uccidersi lanciandosi sotto le ruote di un Tir, sull’A14. Il medico rimase gravemente ferito ma si salvò.

Gli inquirenti ebbero conferma di trovarsi di fronte a una storia d’amore andata in frantumi e finita in tragedia quando trovarono il diario del medico. Pagine su pagine dove emerse un amore morboso verso la donna.
La storia d’amore e morte fece scalpore anche a Castel di Sangro, dove il medico ha alcuni parenti. I familiari della ragazza - la madre e un fratello - non si sono costituiti parte civile perché già risarciti.

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