Otefal, chieste altre 13 settimane di Cassa

Il provvedimento riguarderà, a rotazione, 80 dei 230 dipendenti dell'azienda
L'AQUILA. La Otefal chiede altre 13 settimane di cassa integrazione a rotazione per 80 dipendenti. L'azienda incontrerà lunedì prossimo i sindacati per fare il punto sulla situazione e firmare l'accordo sulla cassa, limitata a parte dei 230 dipendenti. Ma i sindacati vogliono vederci chiaro sul futuro dello stabilimento di Bazzano, che è sotto il controllo del commissario, Orfeo Martella, dopo che il Tribunale dell'Aquila ha accettato la richiesta di concordato preventivo in continuità di attività.
Una misura nata all'interno della nuova legge fallimentare con l'intento di accompagnare verso la ripresa le società gravate da una pesante crisi debitoria. «Chiederemo un incontro al commissario», afferma Alfredo Fegatelli, segretario provinciale Fiom-Cgil, «per capire cosa sta succedendo all'interno dell'azienda, anche alla luce della nuova tranche di cassa integrazione. L'azienda, di recente, ha rivolto un appello alle banche: questo fa presupporre che ci sono ancora problemi di liquidità».
I sindacati sollecitano un nuovo piano industriale, in grado di incrementare la produzione e i livelli occupazionali e garantire stabilità all'azienda. «Vogliamo capire se esistono prospettive industriali e finanziarie», dice Gino Mattuccilli, della Fim-Cisl, «c'è un altro punto poco chiaro e riguarda la cassa integrazione che non viene applicata a rotazione, come sottoscritto negli accordi. La Otefal è una realtà numericamente consistente, che rappresenta un bacino occupazionale di tutto rispetto, che va preservato». Il commissario Martella sta lavorando, di concerto con la proprietà, al rilancio dello stabilimento di Bazzano che produce laminati attraverso l'ingresso di nuovi partner, in grado di rafforzare il pacchetto azionario.
Procedono, intanto, le trattative con un imprenditore romano e con un gruppo arabo. Solo qualche giorno fa l'amministratore delegato del gruppo Otefal, Luigi Pozzoli, aveva rivolto un appello alle banche per rinegoziare i crediti e consentire all'azienda di non interrompere l'attività produttiva. In sostanza, una maggiore apertura per far fronte al pagamento delle fatture e all'acquisto delle materie prime. Secondo il quadro prospettato da Pozzoli «alla Otefal non mancherebbero né clienti, né ordinativi. La scarsa liquidità impedirebbe il pagamento delle fatture e l'acquisto del materiale per mandare avanti le linee di produzione».
Una misura nata all'interno della nuova legge fallimentare con l'intento di accompagnare verso la ripresa le società gravate da una pesante crisi debitoria. «Chiederemo un incontro al commissario», afferma Alfredo Fegatelli, segretario provinciale Fiom-Cgil, «per capire cosa sta succedendo all'interno dell'azienda, anche alla luce della nuova tranche di cassa integrazione. L'azienda, di recente, ha rivolto un appello alle banche: questo fa presupporre che ci sono ancora problemi di liquidità».
I sindacati sollecitano un nuovo piano industriale, in grado di incrementare la produzione e i livelli occupazionali e garantire stabilità all'azienda. «Vogliamo capire se esistono prospettive industriali e finanziarie», dice Gino Mattuccilli, della Fim-Cisl, «c'è un altro punto poco chiaro e riguarda la cassa integrazione che non viene applicata a rotazione, come sottoscritto negli accordi. La Otefal è una realtà numericamente consistente, che rappresenta un bacino occupazionale di tutto rispetto, che va preservato». Il commissario Martella sta lavorando, di concerto con la proprietà, al rilancio dello stabilimento di Bazzano che produce laminati attraverso l'ingresso di nuovi partner, in grado di rafforzare il pacchetto azionario.
Procedono, intanto, le trattative con un imprenditore romano e con un gruppo arabo. Solo qualche giorno fa l'amministratore delegato del gruppo Otefal, Luigi Pozzoli, aveva rivolto un appello alle banche per rinegoziare i crediti e consentire all'azienda di non interrompere l'attività produttiva. In sostanza, una maggiore apertura per far fronte al pagamento delle fatture e all'acquisto delle materie prime. Secondo il quadro prospettato da Pozzoli «alla Otefal non mancherebbero né clienti, né ordinativi. La scarsa liquidità impedirebbe il pagamento delle fatture e l'acquisto del materiale per mandare avanti le linee di produzione».
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