il futuro di piazza duomo

Parcheggio, il no di Clementi

Lo storico: no a distruzioni peggiori di quelle fatte dal sisma

L’AQUILA. Sul destino di piazza Duomo si apre il dibattito. Ecco le riflessioni dello storico Alessandro Clementi: «La piazza compare citata nella bolla di traslazione della dignità episcopale da Forcona all’Aquila, laddove si parla della costruzione della chiesa dei Santi Massimo e Giorgio e si dice che questa traslazione comporta il trasferimento della dignità di città da Forcona in Aquila. Dice il Papa (traduco) che “nella pienezza dei nostri poteri stabiliamo che L’Aquila sia città, giacché si concede a essa la dignità episcopale”. Cerchiamo di immaginare il fervore di opere che anima la vita della piazza del futuro duomo. Ora il lato destro della chiesa conserva ancora sontuosamente i segni del primitivo impianto. Dire città significa rilevare una concentrazione di significati simbolici che vivono nella piazza e per la piazza. La presenza di questi simboli (duomo e palazzo vescovile) costituisce il riconoscimento di una nuova struttura giuridica dei cittadini, che in certa misura escono dalle maglie di una coattiva struttura feudale.Questi concetti si respiravano certamente nei giorni in cui tutti gli aquilani concorrevano a costruire il duomo che li avrebbe trasformati appunto in cittadini. E sulla base di essi si comprendono le scelte di campo che la città opererà nell’ambito della lotta tra Svevi e Papato. I significati simbolici della piazza ora rischiano di smarrirsi. Se ne trasformano appunto i simboli in quanto si paventa che la trasformazione della piazza in parcheggio sotterraneo possa comportare lo smarrimento dei significati della piazza stessa. Ma se si vuole andare al meno sofisticato, cerchiamo di immaginare il traffico di macchine in entrata e in uscita da uno scellerato parcheggio. Ricordo ancora con profondo disgusto la trasformazione che nel tempo si era operata di quell’evento straordinariamente denso di simboli, che era la Perdonanza, in una discutibilissima benedizione delle automobili con annessa appendice della sfilata per le vie esterne della città di macchine osannanti. Ma è anche da domandarsi: in quale piano urbanistico questa insensata opera si inserisce? Non bisognerebbe inserirla in una visione complessiva del traffico? Un parcheggio sotterraneo nel cuore della città medievale quali indotti determinerà? È difficile prevederli, ma con molta probabilità ne sconvolgerà ogni possibilità di intelligente fruizione distruggendo pertanto la sintassi medievale della città. Già in passato si tentò un’operazione del genere che fu ripudiata dalla città colta e non. Si torna ora all’attacco e temo che la nostra bella piazza sarà distrutta più di quanto non fu distrutta dal terremoto. Sia consentito un ricordo. Il sabato santo secondo la vecchia liturgia si “scioglievano” le campane e a mezzogiorno in punto la piazza si animava per una gioiosità di resurrezione. Le campane suonavano a stormo, i cacciatori sparavano a salve coi loro schioppi. I piccioni impazziti per questa rumorosa gioiosità volteggiavano sulla nostra testa. Questa realtà finora relegata nel nostro ricordo non avrà più un avvenire, perché più del terremoto potrà forse avere la meglio la volontà perversa degli uomini».