«Per aiutare L’Aquila pensiamo positivo»

L’associazione Policentrica: stop alle notizie negative, la città chiede una pianificazione strategica

L’AQUILA. «Dovessimo fermarci a quanto raccontato dalla cronaca sulla città, saremmo portati ad aggiungere il carico di altre questioni territoriali irrisolte: Gran Sasso, Piazza d’Armi, ex Sercom, variante sud, aeroporto dei Parchi, stadio di Acquasanta, Collemaggio, solo per elencarne alcune. Continuare però a rilevare soltanto aspetti negativi non serve che ad alimentare uno sconforto sterile». È quanto sostiene in una nota Policentrica onlus che, allora, invita a soffermarsi «su quanto di positivo pur c’è stato. L’Aquila è stata palcoscenico di una serie di grandi eventi di rilevanza nazionale: Adunata nazionale degli Alpini, Festival della Montagna, La notte dei Ricercatori, manifestazione Jazz per L'Aquila oltre che di numerose iniziative di rilevanza locale promosse da gruppi di associazioni che rivelano la vivacità di un tessuto sociale che vuole essere parte integrante della città attuale. Fra le cose negative e quelle positive, nell’anno appena trascorso, troviamo una novità: una zona intermedia rappresentata dai Consigli territoriali di partecipazione e dall’Urban Center. Pur attraverso percorsi diversi, queste due realtà hanno il comune scopo di coinvolgere i cittadini nei processi decisionali che riguardano le trasformazioni urbane. Tuttavia i Ctp, attivi da ottobre, vivono le difficoltà di raccordarsi tra di loro, con il territorio e con le istituzioni locali e l’Urban Center non riesce ancora a trovare la piena operatività a causa di divisioni interne dovute anche a logiche provinciali non facili da superare. Gli inizi difficili e conflittuali di queste due realtà sono, probabilmente, conseguenza di un processo democratico nuovo. Esercitare la democrazia, ancor più quella partecipativa, non sempre è facile soprattutto quando non si hanno modelli locali di riferimento. Se volessimo pesare con una bilancia le cose negative e quelle positive, le prime peserebbero di più. Le due realtà della zona intermedia potrebbero rimettere la bilancia (almeno) in equilibrio a condizione che mettano ordine al loro interno, imparino a dialogare in modo costruttivo, ascoltino i bisogni del territorio e facciano sistema», conclude Policentrica, «nell’ottica di costruire una mappa condivisa dei bisogni necessaria per una pianificazione strategica».

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