Perilli (Prc): «Non voterò mai a destra» 

L’ex consigliere risponde alle accuse di Cialente su Facebook: «Sono sempre stato un uomo libero»

L’AQUILA. «Votare a destra? Mai». Al sindaco Massimo Cialente, che lo accusa, su Facebook, di essere «indeciso se votare al ballottaggio tra Di Benedetto, che guida la coalizione di centrosinistra, o l’esponente di Casapound, che si richiama al fascismo, candidato sindaco della destra di Dominici, Noi con Salvini, Forza Italia, Fratelli d’Italia...», Enrico Perilli risponde alla Mario Brega. Alzando, cioè, entrambi i pugni chiusi, come nell’epica scena del film “Un sacco bello” di Carlo Verdone («Io mica so’ communista così, so’ communista cosììììì»).
Va bene la libertà di coscienza. Va bene pure la linea della coalizione sociale, che non si schiera con nessuno. «Però, a passare per uno che vota a destra, no, grazie», conferma l’ex presidente della commissione Territorio. «Un uomo di sinistra non può votare a destra. Immagino che le persone di sinistra che sono nella coalizione sociale saranno di fronte al bivio: non votare oppure votare Di Benedetto. Questa si chiama libertà di coscienza, e non va confusa con altro. A nulla servono le sceneggiate che cercano di far apparire cose che non sono».
Perilli, in consiglio comunale ininterrottamente dal 2002, è fuori dai giochi. Nonostante i 340 voti a suo favore, che lo hanno visto finire al primo posto tra i candidati delle tre liste dalla coalizione sociale, non ci sarà per lui posto in consiglio comunale. «Sono molto amareggiato», commenta Perilli, «perché prendere 340 voti e non entrare, con gente eletta con 160 preferenze, dà fastidio. Del resto, i sistemi maggioritari hanno queste storture. Ho ricevuto tanti messaggi, molti vengono a complimentarsi per il risultato. Sono tra i primi 10, ma non sono stato eletto. Il motivo? Se tutti ci fossimo impegnati allo stesso modo....».
Perilli fa il suo bilancio. «La coalizione sociale è la terza forza in città. Altrove c’è Grillo, che spesso è primo. Qui, invece, c’è una forza di sinistra importante. Il nostro obiettivo era più ambizioso. A sinistra dobbiamo imparare che i raggruppamenti elettorali non si fanno a una settimana dal voto. Rifondazione ha le sue responsabilità. Se si resta in una coalizione fino all’ultimo giorno è difficile fare coalizioni alternative. È andata male sia a me sia all’assessore uscito da noi e che non è stato premiato dall’urna».
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