Più tasse, meno servizi il dramma dei Comuni

I tagli dei finanziamenti statali mettono in ginocchio quasi tutti gli enti locali Si salvano Collarmele e Ovindoli grazie a fotovoltaico, eolico e impianti da sci

AVEZZANO. Più tasse e meno servizi. È il quadro che emerge dai dati forniti dai 35 Comuni della Marsica. Vi sono delle eccezioni, ma in generale la situazione è preoccupante. Con l'acqua alla gola sono soprattutto i comuni sopra i 5mila abitanti. Il taglio dei fondi statali è insopportabile.

Prendiamo i tre comuni maggiori. Ad Avezzano, nel 2009, sono stati assegnati 10 milioni e 500mila euro. Nel 2012, la città riceverà 4 milioni e mezzo. Il taglio è stato di sei milioni. Celano da 2 milioni e 700mila euro è passato a poco più di un milione e 900mila. Dunque, 800mila euro in meno. Tagliacozzo da un milione e 160mila è passato a 270mila. Con un taglio di 880mila euro. I Comuni con oltre i 5mila abitanti, inoltre, sono tenuti a rispettare il patto di stabilità: devono chiudere in pareggio. Pertanto, non possono programmare alcun intervento senza la copertura finanziaria. Le principali fonti di gettito per i Comuni sono l'imposta sugli immobili (Imu), l'addizionale Irpef e la tassa sui rifiuti (Tarsu). Di fronte ai tagli dei fondi statali, i Comuni, per far quadrare il bilancio, si sono visti costretti ad aumentare le tasse. Regolandosi, però, come si vede dalla tabella, in modo diverso.

Si prenda, ad esempio, l'addizionale Irpef, che da quest'anno può arrivare allo 0,8% del redditto imponibile. Avezzano l'ha più che raddoppiata. Altri Comuni l'hanno lasciata invariata. Ovindoli e Ortona dei Marsi non l'hanno neppure introdotta. Nessun Comune, però, ha potuto permettersi il lusso di rinunciare alI'Imu e tanto meno alla Tarsu. Ma i soldi che si prevede di incassare, non bastano a coprire le spese. Necessariamente si dovranno tagliare alcuni servizi, penalizzando le fasce sociali più deboli. Di iniziative per promuovere lo sviluppo, nemmeno a parlarne. A meno che non si disponga di altre entrate.

È il caso di Collarmele, che, avendo puntato decisamente sull'energia eolica e fotovoltaica, vede affluire ogni anno nelle casse comunali 800mila euro. «Così», commenta il sindaco Dario De Luca, «oltre ad abbassare l'addizionale Irpef e a non far pagare l'Imu sulla prima casa, abbiamo potenziato i servizi e programmato vari interventi. Con i soldi che ci arrivano dallo Stato, non avremmo potuto pagare neppure gli stipendi».

L'esempio di Collarmele è stato seguito da Collelongo e Villavallelonga. Dall'impianto eolico, realizzato insieme ed entrato in funzione a dicembre, i due Comuni prevedono di incassare ogni anno 300mila euro ciascuno. Villavallelonga, inoltre, riceve annualmente dal Parco 47mila euro per l'affitto del bosco di Valle Cervara. Sul fotovoltaico ha deciso di puntare anche Celano. La concessione degli impianti sciistici di Monte Magnola, garantisce al Comune di Ovindoli un'entrata annua di 180mila euro, che gli permettono non solo di non applicare l'addizionale Irpef, ma anche di esentare dal pagamento dell'Imu gli ovindolesi residenti all'estero. Oricola, grazie all''insediamento di una quarantina di industrie, favorito dall'autostrada A/24, oltre a disporre di consistenti risorse finanziarie da investire nello sviluppo, può vantarsi di non aver alcun cittadino disoccupato. L'attività estrattativa costituisce un'importante risorsa per i Comuni di Massa d'Albe e di Magliano dei Marsi. Il primo incassa ogni anno 200mila euro. Il secondo 100mila. Cappadocia può contare sull'immenso patrimonio boschivo, utilizzato sia per usi civici che commerciali. La vendita di tre boschi assicurerà al Comune, il prossimo anno, un introito di 300mila euro. Ortona dei Marsi si propone di far fronte alle spese con gli utili che ricaverà dalla gestione della farmacia rilevata da un privato. Gli altri Comuni, chi più chi meno, per far quadrare i conti, devono fare i salti mortali. Civita d'Antino, per far cassa, qualche anno fa. ha istituito un servizio di autovelox sulla superstrada del Liri, scatenando polemiche. A novembre, il servizio è stato soppresso. Per il Comune è venuta meno un'entrata sicura, per migliaia di automobilisti è stata la fine di un incubo. Oggi ai piccoli Comuni si dà la possibilità di gestire in forma associata i servizi e, dunque, di risparmiare sulle spese. È l'unica strada per poter continuare a svolgere il loro ruolo: dare risposte ai bisogni dei cittadini. Tra le istituzioni, il Comune è quella che la gente sente più vicina. È al Comune, e non già alla Provincia o alla Regione, che essa si rivolge, quando ha da risolvere qualche problema. Non sarebbe male, quindi, se parte delle risorse finanziarie, che oggi finiscono nelle casse di altri enti, venissero dirottate verso i Comuni.

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