Piantato un acero per l’addio a Cialone 

Le nenie della tradizione contadina intonate dal Laboratorio di canto popolare risuonano nella camera ardente in Comune

L’AQUILA. Applausi, nenie della tradizione contadina intonate dai compagni del Laboratorio di canto popolare di cui faceva parte, i versi del poeta partigiano Giuseppe Bartoli (Parlavamo di noi/cercando nei boschi la vita/e nei sentieri di piombo/le nostre radici di uomo) incisi su una targa che lo ricorderà davanti a Villa Gioia insieme a un acero. Doni, entrambi, degli amici delle sezioni locali di Slow Food, Italia Nostra, Inu, Anpi, Legambiente, Archeoclub, Urban Center, Cittadinanzattiva, Metis, Greenpeace, Cgil, Arci Querencia, le associazioni di cui era membro o in cui era attivamente impegnato.
CIAO GIOVANNI. Giovanni Cialone, l’architetto, ambientalista ed ex assessore comunale prematuramente scomparso giovedì scorso a 69 anni, a causa di un malore improvviso, ha ricevuto, ieri mattina, l’ultimo abbraccio della città. In centinaia si sono recati nella camera ardente allestita dal Comune dell’Aquila nella sala consiliare Tullio de Rubeis, prima che il feretro venisse portato, per la tumulazione, nel cimitero di San Vittorino.
CHI C’ERA. Tra i presenti, tanti rappresentanti della Cgil, dei partiti e delle istituzioni (a iniziare dal sindaco Pierluigi Biondi) che con lui avevano condiviso o anche semplicemente incrociato il proprio percorso, da compagni come da avversari. Perché pur avendo militato per una vita, anche dopo che aveva lasciato la politica attiva, a sinistra, Giovanni Cialone aveva saputo guadagnarsi il rispetto e la stima di tutti. Alla chiusura della camera ardente, in tanti, commossi, hanno voluto omaggiarlo attraverso una testimonianza personale.
LE TANTE VOCI. «Ci ha lasciato tante idee e progetti importanti e tanti ancora ne avrebbe realizzati», ha detto l’ex segretario provinciale della Cgil L’Aquila Umberto Trasatti. «La nostra responsabilità è ora quella di far continuare a vivere le battaglie e i valori in cui si riconosceva».
«Giovanni ci ha insegnato una cosa», ha affermato l’ex assessore comunale Luca D’Innocenzo, «ovvero l’impegno a 360 gradi, nella politica come nel lavoro, nel sindacato come nell’associazionismo. Ci ha fatto capire l’importanza di provare a ottenere le cose costruendole». «Lo salutiamo con un grande grazie», lo ha ricordato Paolo Muzi, responsabile della sezione aquilana di Italia Nostra, «per la disponibilità e il sorriso con cui ha accolto le tante richieste di mettere a disposizione le sue capacità e le sue competenze in favore della collettività».
«Mancherà a tutta la comunità aquilana. Seguiremo il sentiero da lui tracciato e lo faremo sorridendo», è stato il pensiero di Silvia De Paulis di Slow Food. «Negli ultimi anni aveva ritrovato una vitalità incontenibile, anche grazie ai suoi quattro nipoti, di cui era orgogliosissimo», ha detto Fulvio Angelini, presidente provinciale dell’Anpi. «Era sempre impegnato, non da spettatore, ma da protagonista, nelle battaglie per l’ambiente, nelle iniziative culturali, nelle manifestazioni per la pace, e tutto quello che faceva lo faceva con coerenza, integrità e dedizione, sempre per il bene della collettività, mai cercando vantaggi personali. È stato una delle personalità più genuine e autentiche della politica aquilana. Sapeva schierarsi, era un moderno partigiano. Lo salutiamo con nostalgia infinita perché uno come lui non lo ritroveremo più».
«La prima frase che pronunciava era “devo studiare le carte”», è il ricordo dell’ex consigliere comunale Enrico Perilli. «Trattava tutti i temi unendo competenza scientifica e cultura popolare, non tollerava chi parlava per luoghi comuni, per interessi propri. Però mai si scagliava con veemenza e rabbia. Quando si sentiva tradito da qualcuno diceva “gli vogliamo bene lo stesso”».
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