Quaranta negozi e posti di lavoro Ecco come cambia il commercio

La storia di Agi Zhu, due anni senza un giorno di ferie, ma oggi ha tre attività e 36 dipendenti «Non ho studiato e con mio fratello ci siamo buttati sul settore, ma vivo senza lussi»

AVEZZANO. Vendono dalle perline per i bracciali agli attrezzi per il bricolage. Sono aperti dalle 8 del mattino alle 20 di sera, 7 giorni su 7. Hanno nomi che evocano luoghi magici dell’Oriente, mai visitati da alcuni di loro, o termini inglesi molto fashion. Sono le nuove mete del commercio marsicano, mega store luminosi gestiti interamente da imprenditori dagli occhi a mandorla. Anche nella Marsica, come in America prima e in Europa poi, sono arrivati i commercianti cinesi e hanno sbaragliato tutto e tutti. In pochi anni hanno aperto decine e decine di negozi, tanto che oggi se ne contano più di 40 solo tra Avezzano e la zona commerciale di Scurcola. Puntano tutti a dargli un aspetto fortemente occidentale, e spesso anche internazionale, e a conquistare fette di mercato diverso. Anche se ormai sono talmente tanti che si fanno concorrenza tra loro.

Agi Zhu ha 25 anni e insieme al fratello Andrea (23), nel giro di quattro anni ha aperto un grande negozio e un ristorante internazionale da 400 posti. «In Cina vivevo a Wenzhou una località di montagna, poi a 10 anni sono arrivato in Italia. Sono stato a Roma dove lavoravo con mio zio e poi in Austria dove i miei nel 2007 aprirono un ristorante», ha raccontato l’imprenditore di Happy shopping e Happy wok, «nel 2009 abbiamo aperto due negozi a Cassino e dopo un paio di anni siamo arrivati nella Marsica, dove abbiamo aperto un piccolo negozio ad Avezzano e poi gli altri due. Io non sono mai andato a scuola, ho sempre lavorato e messo da parte i soldi per realizzare insieme a mio fratello i nostri sogni». Da quando portava i piatti di riso alla cantonese tra i tavoli del ristorante dello zio di tempo ne è passato, ma anche se oggi gestisce due attività con 36 dipendenti, di cui la metà italiani, è rimasto con i piedi per terra. Vive in un appartamento nella zona nord della città e spesso, quando fa tardi, con i genitori si ferma a dormire in un’abitazione vicino al ristorante. Mentre la moglie e il figlio di un anno aspettano a casa. «All’inizio è stata dura, ci abbiamo messo molto sacrificio però grazie a Dio è andato bene», ha continuato Zhu, «ho trovato sempre molta disponibilità da parte del Comune di Scurcola Marsicana e di tanti uffici di Avezzano e questo ci ha aiutato. Nei primi anni non esistevano per noi domeniche e festivi, niente. Poi dopo qualche tempo ci siamo stabilizzati e abbiamo preso del tempo anche per noi. Ora ho tanti amici italiani, la mia famiglia spesso la seguo poco per via del lavoro e ai miei genitori dico sempre grazie per essere al mio fianco». Diversa invece è la filosofia di Chrome, la catena che ha riacceso le luci dello storico stabile dove per anni c’era la Standa. Un grande store all’europea con tanto di abbigliamento di tendenza e una linea casa chic gestito da una società per parte cinese e per parte italiana. Tanti poi sono i piccoli negozi che in città e in altre località marsicane hanno sostituito le storiche botteghe dove si poteva trovare un po’ di tutto.

«Appena siamo arrivati in Italia siamo andati a Pescara», ha spiegato Zang Longguan che gestisce un’attività di casalinghi, «ma visto che c’era molta concorrenza ci siamo trasferiti. Abbiamo deciso di spostarci nell’entroterra e abbiamo scelto Tagliacozzo perché c’è turismo. Rispetto a Pescara, però, il movimento è meno ed è difficile andare avanti perchè c’è non ci sono molti clienti. Sto qui con la mia famiglia e lavoriamo tutti nel negozio».

Nonostante stiamo da anni in Italia molti di loro sono ancora diffidenti e ci tengono a tutelare a tutti i costi la loro privacy. «Sono in Italia da 12, 13 anni neanche lo ricordo più», ha dichiarato un ristoratore che preferisce restare anonimo, «ho il locale da 10 anni e non mi posso lamentare di come vanno le cose. All’inizio ho avuto qualche difficoltà ma poi con il passare del tempo diciamo che sono diventato di casa». Anche in questo caso dietro ai fornelli ci sono i cuochi cinesi, ma tra i tavoli a sorridere ci sono cameriere marsicane.

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