Quei viaggi in treno dei giornalisti

13 Gennaio 2013

Ecco come sono cambiati i mezzi di comunicazione: dai taccuini a facebook

AVEZZANO. Sono passati 98 anni da quel silenzio che ha lasciato un’impronta dolorosa nella Marsica. Un brivido all’improvviso ha distrutto la lunga storia del nostro territorio. Molte le scosse che pian piano si sono susseguite nei vari paesi della Marsica e hanno provocato migliaia di morti. Eppure, da quelle macerie, ecco alla luce: qualche lamento di sopravvissuti, che simboleggia la forza della vita contro la terribile tragedia. «Tornavo allora da una rapida corsa attraverso la città. I pochi superstiti, che si trascinavano tra le macerie cercando i loro cari, non riconobbero più le strade. Il terremoto, rovesciando al suolo tutte le case, trasforma la ridente cittadina abruzzese in un cumulo di sassi, da...i quali arriva il grido di un uomo che non fa altro che accrescere il dolore dell’impotenza». Questo è il racconto di uno dei tanti giornalisti che hanno toccato con mano la brutale realtà. Bambini, anziani, le persone più deboli senza alcuna protezione, rimasti soli nella sofferenza, mentre la città si trasformava nel sepolcro di un popolo. I paesi si unirono nel fornire soccorso, ma i mezzi di cui disponevano erano inferiori ai bisogni. Molti furono i militari che lavorarono incessantemente per cercare di salvare altre vite: “Dentro quel baule c’è la mia bambola!” gridava la piccola Angelina, contenta di ritrovarsi insieme ai suoi amici sotto la tenda dell’ospedale da campo. Pochi giorni dopo le prime scosse una nevicata copre i segni della catastrofe. Il manto bianco nasconde la sofferenza. Quella neve non durerà per sempre e nemmeno i residui della calamità naturale. La Marsica risorgerà. Dopo 94 anni l’Abruzzo, però, ricomincia a piangere. Paura, morte, ma tutto è cambiato. Televisione, facebook, cellulari, allora inesistenti, hanno diffuso nel giro di pochi minuti la notizia del terremoto dell’Aquila in tutto il mondo, trasmettendo la solidarietà di tanti Paesi. Ora basta poco ai giornalisti per ricevere notizie. Bisogna lottare per ricostruire il futuro. Come disse Virgilio: “Vince solo chi è convinto di poterlo fare”.

Valeria Borrelli, Sara Gualtieri, Alessia Mammarella, Lorenza Mammarella, Alice Nardantonio

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