Ranalli: «Ospedale unico con Popoli e Castel di Sangro»

30 Settembre 2015

SULMONA. La chiusura di 23 reparti su 30 all’ospedale di Sulmona, per effetto del decreto Lorenzin, riarma la battaglia in città in difesa dei servizi sanitari. Il provvedimento individua nel bacino...

SULMONA. La chiusura di 23 reparti su 30 all’ospedale di Sulmona, per effetto del decreto Lorenzin, riarma la battaglia in città in difesa dei servizi sanitari. Il provvedimento individua nel bacino di utenza il criterio selettivo per il mantenimento dei servizi. Per le strutture i con meno di 150mila abitanti si passa da ospedale di primo livello, che va da dai 150mila ai 300mila utenti, a presidio ospedaliero di base (fino a 150mila). Resterebbero attive solo le unità operative di Pronto soccorso, Anestesia, Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Radiologia e Laboratorio analisi; saranno chiuse, invece, Cardiologia e Utic, Traumatologia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria e Neonatalogia, Neurologia, Endoscopia e Laparoscopia chirurgica, Ematologia Oncologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Urologia, Allergologia, Anatomia patologica, Centro trasfusionale, Diabetologia, Diagnostica vascolare, Angiologia, Medicina nucleare, Nefrologia, Dialisi e Terapia fisica. Il primo a scendere in campo è il sindaco Peppino Ranalli, che ha già chiesto un confronto col manager della Asl, Giancarlo Silveri, e con l’assessore regionale alla Sanità, Silvio Paolucci, per scongiurare la spoliazione dell'Annunziata. «Non è possibile ridurre l’ospedale in questo modo» tuona Ranalli «ho già proposto un ospedale territoriale, che unisca Sulmona a Popoli e Castel di Sangro per ampliare competenze e bacino di utenza».

Intanto, i recenti parti d’urgenza al punto nascita sulmonese favoriscono la riflessione del consigliere regionale M5S, Gianluca Ranieri.

«D’Alfonso e Paolucci non conoscono Mita Sanhà, una bambina bella e sana che è nata d’urgenza a Sulmona, il terzo parto d’urgenza in pochi giorni, proprio in quel punto in chiusura il 31 ottobre» incalza Ranieri «se non ci fosse stato il reparto questi tre bimbi avrebbero costretto le mamme a partorire in casa o in macchina». (f.p.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA