Rapina a mano armata in centro: la targa dei malviventi era clonata

Le indagini hanno condotto gli inquirenti a un uomo di Napoli, vittima inconsapevole di un duplicato D’Amore (Cna): «Criminalità in aumento e forze dell’ordine insufficienti. Serve una vigilanza continua»
AVEZZANO. Primi riscontri ufficiali dalle indagini sulla rapina alla gioielleria Quaranta, nel centro di Avezzano. La targa dell’auto usata dai malviventi per fuggire, una Renault Captur nera, è stata clonata. Il duplicato riguarda un’utilitaria appartenente a un uomo residente a Napoli, che nulla ha a che fare con il raid armato di lunedì pomeriggio all’interno dell’attività commerciale cittadina. Torna viva, perciò, l’ipotesi di una banda del territorio. Si attendono i riscontri delle indagini tecniche a cura del reparto indagini tecniche dell’Aquila, in supporto agli specializzati del nucleo operativo di Avezzano. Si confida sull’esito degli esami sui guanti dimenticati dai banditi all’interno del negozio. Un passo falso che potrebbe rappresentare un elemento di svolta per gli inquirenti. Se le impronte digitali trovate sui guanti appartenessero a un soggetto già noto alle forze dell’ordine, la comparazione con la banca dati nazionale rivelerebbe l’identità di almeno uno dei responsabili. La gioielleria non ha ancora riaperto al pubblico. Preoccupazione per la madre della titolare presente al momento del blitz, spinta giù dalle scale dai rapinatori. Per la donna si è infatti reso necessario il ricovero in ospedale. E non è mai stata tanto alta la soglia d’allarme in materia di sicurezza nella città di Avezzano. Dopo l’intervento di Confesercenti Marsica e Avezzano, attraverso le parole del presidente Filiberto Figliolini, che ha chiesto il potenziamento delle attività di sorveglianza, arriva lo sfogo di Francesco D’Amore, presidente della Confederazione nazionale dell’artigianato (Cna) di Avezzano: «Sono anni che presenziamo agli incontri in prefettura e riferiamo il degrado di Avezzano. Siamo arrivati al punto che esistono zone della città che appartengono ai criminali, come la stazione ferroviaria. Le attività continuano a chiudere, anche per paura degli stessi titolari. Pensate che sono settimane che un uomo di origini straniere circola quotidianamente lungo corso della Libertà armato di coltello. Passeggia davanti alle vetrine con la lama in vista. Ditemi voi se tutto questo è normale», si sfoga D’Amore. «Mi auguro che la rapina subita dalla Gioielleria Quaranta resti un caso isolato. Ma non possiamo far finta che le forze dell’ordine impiegate sul territorio siano sufficienti a garantire la sicurezza. La soluzione non può essere il controllo di vicinato. Al massimo è uno strumento aggiuntivo. Servono nuove risorse e vigilanza continua, con uomini a piedi che presidiano la città. Tutto il resto è inutile», conclude.
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