Ricordo dei Nove Martiri

Domani le cerimonie in occasione del 73° anniversario

L’AQUILA. Domani la Municipalità aquilana renderà omaggio alla memoria dei Nove Martiri aquilani, in occasione del 73° anniversario dell’eccidio. La cerimonia si terrà nella caserma Pasquali-Campomizzi, con inizio alle 9. Il sindaco Massimo Cialente deporrà una corona di alloro nel luogo in cui i nove martiri giovinetti furono trucidati.

Alle 10, nel piazzale antistante l’Istituto di istruzione “Amedeo di Savoia Duca d’Aosta”, dopo l’inno nazionale e la cerimonia dell’alzabandiera, verrà deposta una corona d’alloro, a cura dell’Istituto abruzzese per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea, in ricordo, in particolare, di Fernando La Torre, studente ebreo che aveva frequentato il Regio Istituto Industriale. Seguiranno i discorsi delle autorità.

Alle 11, al cimitero monumentale, deposizione di una corona davanti al monumento dedicato ai Martiri Aquilani e, alle 11,30, nel sentiero IX Martiri, in località Madonna Fore, deposizione di una corona al cippo commemorativo.

Bruno D’Inzillo, Bernardino Di Mario, Fernando Della Torre, Carmine Mancini, Giorgio Scimia, Francesco Colaiuda, Anteo Alleva, Sante Marchetti e Pio Bartolini avevano tutti tra i diciotto e vent’anni. Dopo l’8 settembre del 1943 si erano uniti ai partigiani che cercavano di respingere le truppe di occupazione tedesche. Per sfuggire ai rastrellamenti si erano rifugiati sulle montagne nei pressi di Collebrincioni. Furono catturati dal contingente tedesco dopo una delazione e condotti nella caserma Pasquali, dove furono costretti a scavarsi la fossa e fucilati. I loro corpi furono rinvenuti solo dopo la liberazione della città dell’Aquila, avvenuta il 13 giugno del 1944, e successivamente ricomposte all’interno della scuola elementare “De Amicis”, dove ricevettero l’omaggio della cittadinanza.

D’Inzillo era figlio di un colonnello dell’esercito, aveva da poco terminato gli studi liceali e desiderava iscriversi alla facoltà di Medicina. Aveva scritto una raccolta di versi dal titolo “Retoriche cosmiche”; Della Torre era originario di Sulmona e apparteneva a una famiglia di origini ebraiche. Diplomato all’Istituto tecnico industriale, era rimasto orfano dei genitori e aveva trovato un impiego; Scimia era uno studente dell’ultimo anno dell’istituto Magistrale e sognava di diventare aviatore; Mancini era il più caro amico di D’Inzillo e, come lui, scriveva poesie e si accingeva a iscriversi alla facoltà di Medicina; Di Mario frequentava l’Istituto tecnico industriale.

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