Ricostruzione, la Curia all’attacco

22 Marzo 2010
D’Ercole: si sta facendo poco. E fra i politici scoppia la polemica
L’AQUILA. «Sarò ancora accanto ai miei concittadini per dare una mano, ma anche per cercare di non far calare il silenzio sui tanti problemi che ancora gravano sulla città». Il vescovo ausiliario monsignor Giovanni D’Ercole, con una intervista a Repubblica pubblicata ieri fa fare una inversione a 360 gradi all’atteggiamento che la Curia aquilana ha avuto finora rispetto alla ricostruzione. L’arcivescovo titolare, monsignor Giuseppe Molinari, non aveva perso occasione per compiacersi col presidente del consiglio Silvio Berlusconi per quanto fatto all’Aquila. E ogni volta aveva chiesto pazienza e riconoscenza rispetto al governo.

Adesso D’Ercole - che ieri con un comunicato ha fatto capire di non aver gradito molto il titolo di Repubblica che parlava di un vescovo arrabbiato ma nella sostanza ha confermato le sue dichiarazioni - cambia rotta. Dietro questa posizione non ci sono solo questioni legate alla ricostruzione della città ma anche problematiche all’interno della Curia che l’ausiliare si è trovato ad affrontare appena arrivato all’Aquila. Troppi preti - 140 per 145 parrocchie molte delle quali sono però solo sulla carta - conto economico in affanno, divisioni e rivalità fra sacerdoti alcuni dei quali col pallino del comando e della carriera.

In un recente ritiro spirituale D’Ercole ha detto pubblicamente, richiamandosi a una frase di Paolo VI: «Non abbiamo bisogno di tanti preti e di preti che sanno tutto o che sanno fare tutto, servono preti santi che diano l’esempio e aiutino i fedeli a diventare santi». Una frase che ha scatenato la reazione di uno dei sacerdoti presenti, che in questi anni è stato molto vicino all’arcivescovo titolare, che ha preso, senza che nessuno glielo avesse chiesto, le difese di Molinari come se D’Ercole ce l’avesse col suo “superiore” cosa che evidentemente non era. Ma il clima è questo. D’Ercole tra l’altro sta rimettendo mano alla geografia delle parrocchie e si prevedono entro l’estate molti spostamenti. Nessun parroco è più sicuro di rimanere tranquillo al suo posto e anche fra i collaboratori dei due vescovi si prevedono novità. Insomma D’Ercole è tutt’altro che un passacarte come qualcuno lo aveva dipinto alla vigilia del suo insediamento.

La strategia d’attacco dell’Ausiliare dipende anche dal fatto che in poche settimane si è accorto della distanza che c’era fra preti e cittadini - credenti o laici che siano. Da qui è nata la decisione di andare in piazza Palazzo a spalare le macerie. Si è preso qualche fischio ma ha dato un segnale: da oggi siamo vicini alla gente non ai potenti. L’intervista a Repubblica va in questa direzione tanto che nella precisazione D’Ercole cita il solo Bertolaso per la «sua opera da tutti apprezzata». Nessun cenno a Berlusconi o ad altri esponenti di governo. I politici però non hanno perso l’occasione per polemizzare fra loro partendo dalle dichiarazioni di D’Ercole a Repubblica.

Il primo a farsi sentire è stato Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl «Ha ragione il vescovo D’Ercole quando sottolinea la gravità dei ritardi delle amministrazioni locali all’Aquila» ha detto Gasparri «l’ho sentito telefonicamente e ho raccolto il grido di dolore perché, mentre l’intervento nazionale é stato tempestivo ed efficace, le amministrazioni locali appaiono inerti, indecise». Per il senatore Stefano Pedica, presidente Teoleg-Idv, «il grido d’amore lanciato da monsignor D’Ercole coinvolge tutta la società civile italiana, e non può essere ignorato dal mondo politico italiano senza distinzione di colore».

Il deputato del Pd Giovanni Lolli ribatte a Gasparri: «Ho visto che Gasparri si é autonominato autentico interprete del pensiero del vescovo dell’Aquila, spiegandoci lui cosa in realtà il vescovo voleva dire. la ricostruzione del centro storico dell’Aquila e degli altri Comuni non può essere lasciata nelle mani dell’amministrazione comunale; é un problema del paese, della nazione, e quindi dello Stato. Si rassegni Gasparri alla favoletta che quello che va bene é merito del governo e quello che va male é colpa dei sindaci: qui da noi non ci crede nessuno».

Anche il sindaco Massimo Cialente si è scagliato contro il capo dei senatori Pdl: «Trovo gravissime, scorrette e ingiuste, le dichiarazioni di Gasparri». Cialente lo sfida a un dibattito televisivo con enti locali, col vescovo (probabilmente D’Ercole ndr) e la Protezione Civile.

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