Rischio sismico, pronta la mappa

4 Maggio 2011

Lo studio, realizzato in 13 comuni, servirà a prevenire altri disastri

L'AQUILA. Tredici comuni del cratere studiati da 150 ricercatori, tecnici e geologi provenienti da diverse università italiane. Un lavoro servito ad elaborare un quadro conoscitivo dell'area aquilana tra i più dettagliati e approfonditi a livello nazionale. Il tutto raccolto in un corposo volume e in un dvd, dal titolo «microzonazione sismica per la ricostruzione dell'area aquilana», presentati ieri mattina alla Regione, ma già da mesi a disposizione delle amministrazioni locali, alle quali è affidato il compito della pianificazione e della ricostruzione.

«Un progetto importantissimo» ha esordito l'assessore regionale alla Protezione civile, Gianfranco Giuliante, «perché condotto a un livello di approfondimento unico nel suo genere per la mole dei dati raccolti e per il numero di università, istituzioni ed enti di ricerca coinvolti. Uno studio» ha ricordato Giuliante «iniziato appena un mese dopo il sisma e da gennaio dello scorso anno consultabile sui siti della Protezione civile e della Regione che lo hanno coordinato e condiviso anche dal punto di vista finanziario. Un progetto che ha per ora conivolto tredici comuni, raggruppati in 12 aree a comportamento omogeneo, ma che sarà presto esteso anche alle altre realtà del cratere sismico e poi a tutto il territorio regionale. Uno strumento utilissimo per i Comuni, che non potranno non tenerne conto in fase di pianificazione urbanistica del territorio e per la gestione dell'emergenza».

È toccato poi al professor Mauro Dolce, direttore dell'ufficio Rischio sismico del Dipartimento della Protezione civile, spiegare i contenuti dello studio (previsto dal decreto 77). «In tutti i terremoti è stato possibile riscontrare, a distanze anche ravvicinate, una diversità del danno imputabile alle caratteristiche del suolo. Era quindi necessario studiare il territorio su scala ristretta» ha spiegato Dolce. «Una microzonazione, realizzata operando sul livello 3 (il massimo previsto per questo genere di ricerche), dalla quale si evince che nel cratere sismico aquilano non ci sono porzioni significative di territorio dove andare ad escludere l'edificabilità. E neppure dissesti superficiali e cavità sotterranee (piuttosto diffuse), sembrano aver contribuito - in termini di pericolosità - alle accelerazioni del movimento del suolo subìte il sei aprile del 2009 dal capoluogo abruzzese. Ci sono, poi, aree dove c'è un'alta amplificazione sismica, su terreni deformabili, che determina una condizione non favorevole di cui tener conto in fase di progettazione».

Tutte cose contenute nello studio. Uno strumento che consentirà ai Comuni (ma l'obbligo di adozione scatterà solo dopo l'approvazione, da parte del consiglio regionale, di una legge ora in commissione) di avviare la ricostruzione tenendo conto della diversa pericolosità sismica locale del territorio. Mappe e "carte" che agevoleranno nel loro compito tutti i diversi "attori" della ricostruzione post sisma.

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