Ruggeri è furente: ecco come è stato distrutto l’aeroporto

L’ex presidente dell’aeroclub: cancellati decenni di attività l’unica alternativa sarebbe farne il terzo scalo di Roma

L'AQUILA. «L'aeroporto di Preturo è inesistente. L'attività dello scalo è diminuita del 90 per cento rispetto a qualche anno fa. Quello di attivare voli commerciali e turistici è un progetto che non regge, considerando il bacino di utenza e l'attuale richiesta». Per Corrado Ruggeri ex presidente dell'Aeroclub, che per vent'anni ha gestito l'aeroporto aquilano «i dati forniti dal sindaco, Massimo Cialente, che ha parlato di 7mila passaggi nell'ultimo anno, non fanno altro che evidenziare la caduta libera della struttura». Ruggeri parte da lontano. Da quando, era il 1984, prese in mano le redini dell'Aeroclub, che ha guidato fino al 2003. «Un lasso di tempo» dichiara «in cui l'aeroporto di Preturo da campetto di volo è stato trasformato in scalo per l'aviazione generale. Da 800 metri la pista è stata portata a 1.409 metri; opere eseguite dal Comune dell'Aquila con fondi regionali. Anni in cui l'aeroclub effettuava 46mila movimenti con la propria flotta a cui si aggiungevano i voli esterni e quelli della protezione civile. Oltre 50mila passaggi: numeri ben diversi dai 7mila voli attuali». La scuola di volo di Preturo, dal 1985 al 2002, ha rilasciato 1.470 licenze con un picco massimo di 139 brevetti in un solo anno. «Eravamo la seconda scuola di volo in Italia» ricorda Ruggeri, «con l'avvento di Raffaele Puglieri, nominato nel 2003 commissario e, poi, presidente, l'Aeroclub ha iniziato un braccio di ferro con il Comune sull'utilizzo in esclusiva dell'aeroporto di Preturo, considerandolo una struttura privata. Una diatriba che ha portato, a dicembre 2009, all'interruzione della convenzione con il Comune, che ha emanato un bando di gara per l'affidamento in gestione dell'aeroporto dei Parchi». La storia attuale, secondo Ruggeri, parla da sola. «L'aeroclub rilasciava oltre cento brevetti di volo l'anno, accoglieva in estate dai 40 ai 70 alianti, la maggior parte dal nord Europa, creava economia per il territorio con quasi 50mila passaggi e manifestazioni aeree che hanno visto l'esibizione delle Frecce tricolori, delle pattuglie svizzera, ungherese e ceca e di sei aeroplani risalenti alla Seconda guerra mondiale» dice Ruggeri «di tutto ciò, oggi, cosa resta? All'Aquila non c'è più un aeroporto, sono state smantellate tutte le strutture della scuola di volo, le aule e i simulatori, oltre all'officina per la riparazione dei velivoli. Tutto svanito» conclude «l'unica possibilità sarebbe quella di trasformarlo nel terzo aeroporto di Roma: un sogno irrealizzabile, in quanto il territorio non ha il peso politico giusto per ottenere un simile risultato».©RIPRODUZIONE RISERVATA