Il 12 febbraio incontri al ministero dello Sviluppo economico per le vertenze Campari e Foceit

Saba, un anno di respiro

Concessa la cassa integrazione ai 91 dipendenti

SULMONA. Il 12 febbraio sarà un giorno importante per le vertenze della Campari e della Foceit, che approderanno al ministero dello Sviluppo economico. L’appuntamento, fissato dall’onorevole Paola Pelino (Pdl), dovrebbe servire a trovare una svolta imprenditoriale dopo la cassa integrazione. Intanto, è stato concesso un anno di cassa alla Saba. I primi ad avere la cassa integrazione in scadenza sono i 56 dipendenti della Campari, in cassa integrazione da tre anni.

Il terzo anno di cassa scadrà il prossimo 31 luglio e aumenta la paura fra i lavoratori di non avere un’ulteriore proroga. La multinazionale delle bibite ha chiuso il sito produttivo nel settembre del 2007, nonostante fosse uno dei più produttivi dell’intero gruppo.
La delusione dei lavoratori fu immensa e da allora la speranza di tornare a lavorare è stata riaccesa da un paio di annunci di aziende interessate a rilevare il sito, mai concretizzatesi.
Nel corso degli anni, precisamente, sono state tre le manifestazioni di interesse annunciate.

La prima riguardava l’Arrigoni, un’azienda alimentare con diversi prodotti all’attivo, che dopo un tentativo di acquisizione non riuscito, ha deciso di investire nella Marsica.
Poi fu la volta della Spumador, gruppo produttore di bevande in proprio o per conto terzi; infine ci fu un’azienda non operante nel campo dell’alimentare (della quale non si è mai saputo il nome) che si era detta disponibile ad acquistare lo stabilimento sulmonese.
Nei mesi scorsi due dei dipendenti hanno già fatto richiesta all’azienda di essere riassunti presso gli altri stabilimenti dislocati in varie zone della penisola, pur di non stare a casa.

La Foceit, invece, è l’ultima azienda ad aver chiuso in Valle Peligna.
Si tratta, quindi, di una vertenza ancora agli albori.
La Fonderia Centro Italia ha chiuso il suo stabilimento di Pratola il 22 dicembre scorso, lasciando i 36 dipendenti senza un lavoro.
Gli operai sono in cassa integrazione e, dopo un primo rinnovo, ci resteranno fino al 2 novembre del 2010, grazie ad una proroga concessa nei giorni dal Cicas (Comitato di intervento crisi aziendali e di settore).

Intanto, per la Saba, dopo il primo anno di cassa integrazione scaduto un mese fa e la proroga di tredici settimane arrivata in extremis, è stato concesso un altro anno di cassa integrazione ai 91 dipendenti.
L’azienda raianese del ramo ceramiche ha chiuso a fine 2008.
L’accordo della cassa straordinaria è stato firmato ieri mattina in Provincia, dai sindacati, dal commissario fallimentare dell’azienda Maria Alba Cucchiella e dall’assessore provinciale al lavoro, Ermanno Giorgi.

Soddisfazione per l’accordo raggiunto, che sosterrà i dipendenti fino al 21 gennaio dell’anno prossimo, viene espressa da Roberto Di Pardo della Uil-Uilm.
«Ora con la cassa firmata per un anno, che ingloba le tredici settimane già iniziate e che ci dà un certo respiro», spiega Di Pardo, «bisogna concentrarsi sulla riapertura dell’azienda e sulla ricerca delle manifestazioni di interesse. Anche perché il commissario si è detto disponibile a vendere il sito produttivo in blocco, cosa che potrebbe favorire una riapertura dell’attività anche in tempi non lunghi».

«Per questo motivo», conclude il sindacalista della Uil-Uilm, «deve essere aperto il tavolo nazionale al ministero, anche perché i lavoratori devono tornare a lavorare, visto che sono tutte persone giovani. Prima della pronuncia definitiva del concordato, che è prevista per il mese di aprile, si dovrà raggiungere necessariamente qualche risultato».