San Vittorino, il mistero della pietra sparita

Si trovava nella chiesa di San Michele Arcangelo: era nel luogo in cui furono uccisi i primi martiri

L’AQUILA.

«È sparita la grande pietra con tre cavità che si trovava da sempre nella parte più antica della chiesa di San Michele Arcangelo, a San Vittorino Amiterno». A denunciare la scomparsa del prezioso reperto, testimone del martirio dei cristiani, è Gianfranco Cococcia, presidente dell’associazione culturale San Vittorino Amiterno. «È sparito un altro pezzo della nostra storia», continua, in una nota. «La pietra viene descritta da vari e antichi libri, poiché su di essa si martirizzarono i cristiani schiacciando loro il capo». Cococcia, in particolare, fa riferimento al testo “Nell’Abruzzo aquilano Santo” di Domenico di Sant’Eusanio del 1849: nel capitolo dedicato ai santi martiri amiternini, si parla di una «pietra originale, concavata in tre luoghi, nella quale si seguì la barbara carneficina, si conserva ancora un po’ rosseggiante del sangue dei predetti 83 soldati martirizzati». Nel primo volume del testo “La diocesi di Aquila descritta ed illustrata”, a firma di Angelo Signorini del 1868, si parla invece di «quella pietra con tre buche, ordigno del supplizio che si dava ai confessori del Nazareno, le cui teste venivano qui appunto da mano sacrilega con pesanti martelli schiacciate». Lo stesso Signorini nel 1848 aveva già scritto, in “L’archeologo nell’Abruzzo ulteriore secondo”, che nella chiesa di San Michele Arcangelo, detta comunemente San Vittorino, «si osservano le figure dei cinque satelliti, quattro de’ quali sono in atto di porre entro il cavo di una pietra la testa di un paziente, e l’altro con mano armata di maglio è pronto a schiacciarla». Una pietra che tuttavia non ricorda don Giorgio Hanejko, parroco della chiesa di San Michele e direttore delle catacombe, dove doveva essere conservata e che da qualche mese sono state riaperte al pubblico. In questo scrigno di arte sacra risalente al V secolo, scavato sotto la chiesa, nella roccia, erano accolte le reliquie dei santi martiri, che diedero la vita per difendere la diffusione della fede cristiana. La loro storia è strettamente correlata alla vita e alle imprese del Santo Martire Vittorino, vescovo di Amiternum, che fu ucciso durante la seconda persecuzione di Diocleziano, nel II secolo dopo Cristo. Un tesoro rimasto inaccessibile per anni, prima per ristrutturazione, a seguito del terremoto. «Questo luogo è rimasto chiuso per 13 anni ed è forse per questo che il parroco non ricorda l’importante pietra: è arrivato a San Vittorino quando le catacombe erano già inaccessibili», spiega Cococcia. «Il 7 febbraio scorso, alla riapertura dopo i restauri, ci siamo accorti della sparizione. Siamo andati a cercare la pietra, invano, al teatro romano di Amiternum dove sono state trasferite altre pietre lavorate ed epigrafi che si trovavano, anch’esse da sempre, all’interno di San Michele. Ci domandiamo, anche, perché siano state portate sotto una tettoia senza alcuna visibilità. Secoli di razzie hanno depredato la nostra importantissima e ricchissima chiesa, ma ora basta».

Michela Corridore

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