Saviano tra i senza casa

L’autore di Gomorra accolto tra gli abbracci

PAGANICA. Negli occhi di Roberto Saviano si legge la pietà. Sorride l’autore di Gomorra quando Giovina Spezza l’abbraccia e gli dice: «Grazie di essere venuto da noi. Tu ci dai coraggio». Siamo a Paganica, siamo nella Club House della gloriosa squadra di rugby. Qui, nel viaggio del Centro nei paesi del terremoto per raccogliere segnalazioni, appelli, e tutto ciò che può aiutare l’Abruzzo a rialzare la testa, facciamo un incontro speciale. E’ scortato dalle guardie del corpo, lo scrittore che ha tolto il velo alla camorra. Ma quando entra nello spogliatoio della squadra di rugby, e passa tra i letti degli sfollati,le quattro guardie del corpo restano fuori. E’ un monento intimo. E’ un momento in cui il dolore tende la mano per chiedere una dose di coraggio in più.

SAVIANO E L’AQUILA.
Saviano saluta tutti, si fa fotografare con Luigi Fiordigigli, dirigente del Paganica Rugby, prende appunti su appunti per un reportage che farà per Repubblica e poi dice: «L’Aquila è stata la prima in Italia che mi ha dato la cittadinanza onoraria. Sono orgoglioso di essere uno di voi, sono qui per ripagare il mio debito con l’Abruzzo».

LA TENDA SPAZZATA VIA. Il nostro viaggio nei paesi del sisma comincia prestissimo con un appello da Campotosto. Nel paese del lago e delle dighe, ieri notte, la temperatura era inferiore ai due gradi. La bufera di vento, pioggia e neve, ha spazzato via la tenda principale, al centro del campo sportivo, dove la gente si raduna per mangiare. «Abbiamo bisogno d’aiuto, ci rivolgiamo al Centro. Vi prego fate qualcosa», dice Giovanna De Angelis, vicesindaco di Campotosto, il paese rimasto senza rifugio e senza elettricità. Così per questa gente è stata la notte più difficile, al freddo e nel fango, dopo quella del scossa di magnitudo 5.2 che ha fatto scoprire a Campotosto di trovarsi sopra uno degli epicentri del terremoto. Ma riusciamo subito a girare l’appello del vicesindaco sul sito internet del Centro e l’informazione diventa immediata così come l’intervento del vigili del fuoco che riparano le tende, anche se qui hanno ancora bisogno di un impianto elettrico a norma. E la gente non può aspettare. La protezione civile intervenga subito.

ARRIVANO I BARBIERI. Sono le 10 quando da Tempera arriva una buona notizia: un gruppo di barbieri e parrucchieri di Teramo, partito ieri mattina presto, raggiunge il paese dell’Aquilano con l’obiettivo semplice ma prezioso di ridare un volto dignitoso a chi soffre. Alle 12 erano già più di cento gli sfollati di Tempera, uomini, donne e ragazzi, con capelli tagliati e puliti. Anche questo diventa importante per chi non ha più niente, e i barbieri di Teramo promettono: «Torneremo ogni lunedì, basta contattare il Centro, noi arriviamo».

MANCANO LE STUFETTE.
Alle 11,20 entriamo a Barisciano: 1800 sfollati accolti in 200 tende. Ma qui mancano almeno sessanta stufe. E la notte scorsa tra freddo, pioggia e fango, è stato un altro calvario. In prima linea c’è il sindaco, Domenico Panone, che però ci rassicura su una iniziativa che, nei giorni del dopo terremoto, vale moltissimo, e cioè la presenza di psicologi che facciano elaborare i lutti a chi si è salvato la vita. Ma un grazie particolare va anche a Paola Panone, un’imprenditrice che ha capito qual è il punto debole della macchina dei soccorsi. Se arriva più roba di quella richiesta si rischia uno spreco inutile ma Paola, che ha un’azienda casearia, ha raccolto il latte della centrale in eccesso e lo sta lavorando per non perderne neppure una goccia. «Venga, mi segua», dice il sindaco di Barisciano, «le faccio conoscere un’altra persona speciale».

NONNA-TERREMOTO
. E’ la prima tenda a sinistra, ed è la più calda. Eccola Antonina Cucci, è nata il 6 ottobre del 1904, quindi ha 105 anni. E’ la nonna del terremoto, anzi dei terremoti del 1915 e del 2009. E’ incredibile ma vero ma questa donna, che ha avuto due figli - Fazio Franchi, che in questo momento è rifugiato al sicuro a Montesilvano, e Rosina, che invece è qui accanto alla mamma - ricorda chi l’ha salvata nel 1915.

E’ stata sua madre che aspettava un bimbo a portarla fuori casa. Salvata nel terremoto di Avezzano, di novantaquattro anni fa, e risalvata anche adesso. Nonna Antonina oggi deve la vita al nipote assessore Francesco Di Paola, che l’ha portata via dall’abitazione di Poggio Picenze. «Come stai nonna?», le chiede una parente, e lei, ben coperta su una sedia a rotelle, risponde «Sento un po’ caldo». E’ la sopravvissuta più vecchia del terremoto che ha raso al suolo centinaia di case. Mario Pacifico che le sta accanto ha «soli» 95 anni. E’ un reduce di guerra, ha resistito a undici anni in Africa e ha resistito anche adesso. La tenda numero uno è tutta per loro. Qui non mancano mai pannoloni e omogenizzati.