«Senza acqua Santa Croce non posso vivere» 

Nuovo appello della donna affetta da una rara patologia: teme il blocco della produzione

L’AQUILA. «Ho scorte d’acqua per soli due mesi e con questa situazione di incertezza sono molto preoccupata per la mia vita». Chi parla è Sonia Sette, la 51enne donna aquilana, residente a Pizzoli, che, a causa di una patologia rarissima, vive grazie all’acqua Santa Croce. Non può bere altre acque o bevande, deve lavarsi con la stessa acqua Santa Croce e i pochissimi alimenti che può mangiare deve lavarli con lo stesso liquido. Altrimenti andrebbe incontro a serie conseguenze, visto che il suo organismo non tollera alternative.
«I miei timori», dice al Centro, «poggiano sul fatto che finora, grazie a chi ha gestito l’azienda, anche in momenti di difficoltà ho sempre avuto le bottiglie di cui avevo bisogno. E vorrei anche far sapere che un aiuto decisivo, in tal senso, me lo sta dando il commerciante Ciuffetelli di Bazzano, che mi tiene le scorte nei suoi depositi dopo averle comprate».
«Ma se per caso questa situazione di blocco dello stabilimento di Canistro si protraesse a causa delle controversia giudiziaria in atto», aggiunge, «non so quale futuro ci potrebbe essere per me».
«Spero», aggiunge, «che chiunque sia destinato a gestire nel futuro lo stabilimento tenga a mente questo problema umanitario». Un altro aspetto da tenere presente è che la donna può utilizzare solo l’acqua contenuta nelle bottiglie di vetro e vive nella speranza che non cambi il sistema di imbottigliamento e produzione.
I vari tentativi, fatti di intesa con i medici, per verificare la possibilità di usare altre acque in alternativa non hanno avuto alcun successo.
Sette, inoltre, ricorda che per l’impossibilità di nutrirsi in modo adeguato, si è anche ammalata di una patologia scomparsa da decenni e dovuta a carenza di vitamina C.(g.g.)
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