Sessant’anni fa la nevicata del secolo che bloccò Avezzano

Il racconto dello storico locale Giovanbattista Pitoni: «Tra le peggiori catalogate negli annali meteorologici»

AVEZZANO. Un insieme rarissimo di fattori determinò, a febbraio 1956 (60 anni or sono!), la “nevicata del secolo”: la discesa di una grande massa d’aria gelida polare provocò un’ondata di freddo e neve che non si ricordava a memoria d’uomo e fu annoverata, per intensità e durata, tra le peggiori di quelle catalogate negli annali meteorologici.

Tutte le città, perfino quelle siciliane, si ammantarono di una bianca coltre e l’Italia registrò temperature sotto lo zero che in alcuni casi superarono 30°.

Da un decennio il Paese era uscito dalla guerra: il “miracolo economico” appena iniziato, la protezione civile inesistente, i soccorsi assicurati soprattutto dall’Esercito e dalla Croce Rossa, i Comuni privi di mezzi indispensabili per spalare la neve, molte case poco resistenti, i partiti di opposizione reclamanti a gran voce gli indispensabili soccorsi.

Si stentava a ripristinate le linee telefoniche e telegrafiche e si lavorava alacremente per collegarsi con i paesi isolati.

Un elicottero dei vigili del fuoco giunse ad Avezzano per rifornire, di viveri e medicinali, i paesi rimasti per molti giorni irraggiungibili, le scuole chiuse per un paio di settimane e i treni fermi per alcuni giorni.

Dal Municipio, Angelo Tirabassi e Boccuccia, del ministero dell’Interno, diressero l’opera di soccorso ai paesi marsicani.

Il sindaco di Avezzano ordinò a tutti i proprietari dei fabbricati che si affacciavano sulla strada, di provvedere immediatamente allo sgombero della neve e del ghiaccio sui marciapiedi antistanti per una larghezza media di due metri e di accumulare la neve sulla restante parte del marciapiede e, comunque, senza ingombrare la sede stradale.

Alpini, squadre di sciatori volontari, polizia stradale e carabinieri recarono, in alcuni centri isolati, medicinali e quantitativi di viveri.

L’ingegnere Dante Sansone, dell’Ente Fucino, fu incaricato di ripristinare in tutta la Marsica la viabilità interrotta. La direzione generale dell’Agip, su disposizione di Enrico Mattei, provvide a spedire 50 quintali di olio combustibile fluido, con la seguente destinazione: Istituto Don Orione, Casa di riposo dei Vecchi e Poste. I consiglieri d’opposizione Sandirocco, Mancini e Remo Palladini chiesero la convocazione urgente del consiglio comunale per deliberare l’erogazione di un sussidio straordinario alle famiglie bisognose e assicurare il rifornimento della legna alle famiglie dei disoccupati.

La neve, intanto, cadeva incessantemente e il sindaco ordinò alla popolazione di scaricare immediatamente i tetti mentre il Comune, per agevolare la condotta dei lavori, assumeva l’incarico dell’assicurazione contro gli infortuni: tutti gli operai, capaci di effettuare il relativo lavoro, erano invitati ad iscriversi in apposito elenco presso l’Ufficio tecnico comunale. La paga giornaliera era di lire 1.500.

Il ministero degli Interni rivolse agli italiani un appello perché dessero testimonianza d’umana solidarietà verso chi soffriva, promuovendo ogni possibile iniziativa diretta a raccogliere fondi, viveri e indumenti a favore delle famiglie indigenti e più duramente colpite dal rigore della stagione.

Tirabassi ordinò la requisizione di 5.000 quintali di carburante agevolato esistente nei depositi dell’Ente Fucino, affinché potessero essere riforniti tutti gli automezzi destinati nelle opere di soccorso alle popolazioni e nelle opere di ripristino della viabilità.

La frazione Cese risultò essere tra le più isolate e il sindaco dispose che la Farmacia D’Eramo fornisse tintura di iodio, garza, cotone idrofilo, canfora, coramina, alcool e bende per l’assistenza agli abitanti del paese.

Il delegato del ministero dell’Interno Boccuccia dispose l’approvvigionamento di zucchero, pasta, burro e latte condensato ai paesi di Opi, Pescasseroli, Morrea, Canistro, Sperone, Aschi Alto, Villavallelonga, Castellafiume e Meta.

A fine aprile, tornati quasi alla normalità dopo tre mesi di sofferenze, Tirabassi inviò lettere di plauso a chi si era prodigato nelle opere di soccorso e la giunta municipale decise di concedere a tutto il personale la somma di 12.000 lire per il lavoro straordinario effettuato nella situazione di emergenza.

Il questore dell’Aquila scrisse: «Sento che mancherei a un preciso dovere se, anche a nome della Giunta e delle altre Amministrazioni che me ne hanno dato mandato, non ponessi in risalto l’opera che, in tale occasione, ebbe a prestare la Pubblica Sicurezza».

Un trattamento speciale fu riservato a Salvatore Sabetta, comandante della polizia stradale di Avezzano, al quale venne tributato un apprezzamento per l’inesauribile attività impegnata nelle operazioni di soccorso.

Giovanbattista Pitoni

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