Sulmona

Spaccio a Sulmona, le mani della finanza sul patrimonio di Campellone

11 Ottobre 2025

Sequestrate quattro auto da 60mila euro, di cui una d’epoca, tutte nella disponibilità del 36enne: «Profonda sproporzione tra i redditi legittimi e il valore di acquisto dei beni mobili e immobili»

​​​​​​SULMONA. Si allarga l’inchiesta che ha portato all’arresto di Francesco Campellone, 36 anni, sulmonese, fermato lo scorso 27 settembre con quasi un chilo di droga e 236mila euro in contanti, trovati all’interno di un locale alla Badia di Sulmona. Ieri la Guardia di finanza, su disposizione della Procura della Repubblica di Sulmona, ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo per sproporzione patrimoniale emesso dal procuratore Luciano D’Angelo e dal sostituto Edoardo Mariotti.

I finanzieri, coordinati dal capitano Cecilia Tangredi, si sono presentati sotto casa dell’indagato con un carro attrezzi per sequestrare quattro automobili dal valore di 60 mila euro, tra cui una vettura d’epoca, tutte riconducibili a Campellone. Un provvedimento che dovrà ora essere convalidato dal giudice per le indagini preliminari. Il nuovo sequestro arriva dopo quello del denaro trovato nel deposito, quando le fiamme gialle avevano rinvenuto 540 grammi di cocaina, 200 grammi di hascisc, diversi bilancini di precisione, coltelli, un tirapugni e la borsa con i contanti suddivisi in banconote di vario taglio. Un bottino che, secondo gli inquirenti, non sarebbe compatibile con le disponibilità economiche dichiarate dal 36enne.

La Procura e la Guardia di finanza intendono così verificare l’origine dei beni e delle somme riconducibili all’indagato. Non si escludono ulteriori sviluppi nelle prossime settimane, anche alla luce dell’analisi degli otto telefoni cellulari sequestrati durante il blitz, che potrebbero fornire nuovi elementi sulla rete di contatti e sul possibile giro di traffici. Intanto per Campellone si allunga la permanenza in carcere. Il Tribunale del Riesame dell’Aquila ha infatti respinto il ricorso presentato dai suoi difensori, gli avvocati Alessandro Margiotta e Daniele Di Bartolo, che avevano chiesto una misura cautelare meno restrittiva. Per i giudici, restano gravi gli indizi di colpevolezza e persistono le esigenze cautelari che giustificano la detenzione.

L’indagine, considerata dagli inquirenti «complessa e articolata», si avvia ora alla fase conclusiva. Ma gli investigatori non escludono nuove contestazioni o ulteriori sequestri, nell’ambito di un presunto sistema di riciclaggio e accumulo illecito di ricchezza che avrebbe trovato nel deposito della Badia il suo epicentro. «La ricostruzione ha interessato le ultime cinque annualità e ha consentito di evidenziare una profonda sproporzione tra i redditi legittimi, noti al Fisco e derivanti dalle dichiarazioni fiscali, e il valore di acquisto dei beni immobili e mobili registrati in possesso o nella disponibilità del soggetto», ha riscontrato la Guardia di finanza.