Spallone, il sindaco dimenticato due volte

Un anno fa la sua morte, ad Avezzano e Lecce nei Marsi niente monumenti o intitolazione strade

AVEZZANO. È trascorso un anno dalla morte di Mario Spallone. E del Professore è come se si fosse perso il ricordo. Nessuno più ne parla. Le istituzioni si erano ripromesse di onorare degnamente questo illustre figlio della Marsica erigendogli un monumento o intitolandogli una piazza. Propositi che si sono dissolti come neve al sole. Un destino per certi versi analogo a quello toccato a un grande sacerdote marsicano, don Antonio Sciarra. Uno era un comunista ortodosso, l'altro un missionario. Come dire il diavolo e l'acqua santa. Ma si assomigliavano molto. Credevano fortemente in quello che facevano, lottavano per il riscatto degli ultimi, non accettavano compromessi e non esitavano, di fronte all'imposizione di scelte non condivise, a dire no alle rispettive "chiese". Dunque, due personaggi scomodi, invisi al potere. Ed è in questo, forse, che va ricercata la ragione della "rimozione" da parte delle istituzioni del loro ricordo. Ma torniamo a Spallone. Ebbe due grandi meriti. Cancellò la vergogna delle baraccopoli a Lecce nei Marsi e risollevò le sorti di Avezzano prostrata da Tangentopoli. Nell'un caso e nell'altro, il fine perseguito dal Professore, che fu medico personale di Palmiro Togliatti, è stato quello di combattere la corruzione e di recuperare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Come sindaco per 15 anni (1970-1985) di Lecce nei Marsi, suo paese natio, fece abbattere tutte le baracche costruite dopo il terremoto del 1915, realizzando al loro posto 90 appartamenti. Fu l'unico sindaco, così, a porre fine a quel vergognoso "mercato" delle baracche, al quale nella Marsica in tutti questi anni si è assistito. Dopo l'abbandono dei primi assegnatari, le casette asismiche dovevano essere abbattute. Invece le si è lasciate in piedi. E sono divenute fonte di speculazione. Sotto gli occhi distratti degli amministratori. Nel 1993 divenne sindaco di Avezzano. Dopo la decapitazione, nell'estate 1992, della giunta da parte della magistratura e l'arresto di amministratori e funzionari, la città era allo sbando. Avezzano, da sempre feudo della Dc, volle affidarsi al comunista Mario Spallone. Il Professore, con quel piglio decisionista che lo caratterizzava, si mise subito al lavoro. Avendo sempre come bussola l'interesse collettivo. Se prendeva una decisione era quella. Nessuno poteva fermarlo. Nemmeno il suo partito. Con Spallone in pochi anni la città cambiò volto. E alle Comunali del 1997 i cittadini, riconoscenti, gli riconfermarono la fiducia. Il suo sogno era quello di morire da sindaco. Per questo, nel 2012, a 95 anni, si è candidato alle Comunali di Avezzano a capo della lista "Per la Marsica e per Avezzano". Purtroppo non ce l'ha fatta. Ad Avezzano e a Lecce nei Marsi, Spallone ha dedicato 25 anni della sua vita. E oggi, purtroppo, anziché manifestargli riconoscenza, lo ripagano con l'indifferenza.

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