Studenti a lezione di vita dall’astronauta Nespoli

Incontri nell’aula magna del liceo Scientifico e poi in una scuola di Lucoli Il protagonista adotta una pianta nel Giardino della Memoria del sisma

L’AQUILA. «Tutti pensano che gli astronauti siano grandi scienziati, ma non è vero. L’astronauta è una persona normale che deve saper fare immediatamente tutto. Se si rompe un gabinetto, deve saperlo aggiustare e deve saper fare un prelievo di sangue». In piedi, sulla cattedra dell’aula magna del Liceo Scientifico, l’astronauta Paolo Nespoli si è rivolto così agli studenti. Una lezione inconsueta affidata a uno dei cinque unici astronauti che l’Italia abbia avuto (Nespoli è ingegnere aerospaziale dell’Agenzia spaziale europea) e che ha affascinato i ragazzi, catalizzati dalla simpatia e dai racconti dell’astronauta. La visita di Nespoli è stata organizzata dal Lhasa, il Laboratorio autonomo di studi antropologici dell’Aquila, del quale fa parte il professore di filosofia Sandro Cordeschi.

Una lezione scientifica e tecnica ma anche ricca di consigli per la vita quella tenuta da Nespoli, che ha cercato di infondere ottimismo nei ragazzi. «Nella vita dovete avere sempre passione», ha detto, «coraggio, capacità di prendere decisioni. Non inseguite il lavoro che vi fa soltanto guadagnare, ma quello che vi piace e vi fa battere il cuore». «Abbiate senso di sfida e perseveranza», ha aggiunto, «e anche di disciplina, che non vuol dire non sapere quando è giusto disubbidire». Poi l’invito a studiare e seguire una formazione professionale approfondita: «Focalizzatevi sulla conoscenza, la cultura e la preparazione sono le carte vincenti per costruirvi un futuro stabile». Eppure lui, Nespoli, ha confessato di «non essere stato una cima all’università; almeno nei primi tempi», quando non aveva ancora bene in mente «cosa avrebbe fatto da grande». L’astronauta ha raccontato come è nata la sua passione per lo spazio. «Dopo 8-10 anni di duro addestramento fisico e psicologico, sono stato chiamato a compiere la mia prima missione». «Era il 23 ottobre del 2007», ha aggiunto, «ed ero sullo Shuttle. Questo dimostra che nulla si ottiene in un attimo: si deve faticare e avere un pizzico di sana follia». Per quella missione, chiamata Esperia, Nespoli salì a bordo dello Space Shuttle Discovery per il volo STS-120 verso la Stazione spaziale internazionale come specialista di missione e portò a termine per la comunità scientifica una serie di esperimenti nel campo della biologia umana. Infatti, Nespoli ha spiegato i cambiamenti a cui va incontro il corpo umano nello spazio, come la perdita di calcio che in orbita avviene in maniera dieci volte superiore a quanto accade normalmente sulla terra. «Per questo motivo», ha raccontato, «spesso gli astronauti sono delle cavie perfette per gli scienziati». La seconda missione è durata sei mesi. Si tratta della Spedizione 26/27 lanciata il 15 dicembre 2010 e conclusasi il 24 maggio 2011. «Le missioni nello spazio non devono essere viste come una spesa», ha aggiunto Nespoli, «ma come un grande investimento che aiuta le popolazioni ad aprirsi a nuove conoscenze». Lasciando l’aula magna del liceo «Bafile» l’astronauta è stato accompagnato da un coro inaspettato: «Per Paolo Nespoli, hip-hip hurrà!». Nel pomeriggio, infine, l’astronauta ha incontrato gli alunni della scuola di Lucoli e ha partecipato alla cerimonia di adozione di un albero nel «Giardino della memoria».

Marianna Gianforte

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