Sulmona, a scuola la mensa delle discriminazioni

15 Ottobre 2016

Buoni pasto colorati distinguono i bimbi ricchi dai poveri. E chi porta il panino da casa è costretto a mangiare in aula

SULMONA. Blocchetti di colore diverso a seconda del prezzo pagato per acquistarli. Fa discutere la “trovata” del Comune di contraddistinguere i buoni pasto distribuiti alle famiglie per poter usufruire del servizio mensa nelle scuole. I genitori la considerano una sorta di discriminazione tra bambini ricchi e bambini poveri, tra quelli che pagano di più e quelli che pagano di meno o che, non pagano affatto perché rientrano nella fascia sociale più bassa. A farsi portavoce del disagio delle famiglie è stato il presidente del Consiglio d’istituto della scuola Lombardo-Radice e Ovidio Pierluigi Marzi, che ha inviato una lettera alla dirigente scolastica Annamaria Caputo, a conclusione di un’assemblea con i genitori.

Una lettera in cui vengono elencate tutte le cose che a detta dei genitori non vanno, dal colore dei blocchetti, al costo del servizio di refezione scolastica, giudicato troppo alto soprattutto per quelle famiglie che hanno più figli nelle scuole che adottano il tempo pieno. Tanto che circa metà delle famiglie interessate ha rinunciato a usufruire del servizio mensa facendo portare ai figli un pasto preparato da casa. Una scelta che ha provocato di conseguenza disagi all’organizzazione dell’istituto. Infatti, per necessità igienico-sanitarie stabilite dall’Asl, gli alunni che portano il panino da casa non possono mangiare a mensa con gli altri. E anche questo fatto viene considerato dai genitori discriminatorio. Nella lettera fatta recapitare alla preside della Lombardo-Radice, Annamaria Caputo, il responsabile del consiglio d’Istituto, Marzi, sottolinea come la distribuzione di biglietti di colore diverso, secondo le fasce di reddito, appare ai genitori «estremamente discriminante», tanto da chiedere all’amministrazione comunale il ritiro immediato dei buoni pasto di colore diverso. Dal Comune spiegano che la scelta di utilizzare blocchetti di colore diverso sarebbe legata esclusivamente a una semplificazione contabile, visto che le fasce reddituali sono una decina.

L’assessore all’Istruzione Paolo Santarelli, pur riconoscendo le ragioni dei funzionari comunali, ha già dichiarato che i colori saranno uniformati. Dal canto suo la preside ha chiarito che «il problema del colore dei buoni pasto non tocca risolverlo all’istituto, ma al Comune», mentre per la questione del panino consumato in classe, Annamaria Caputo si è schierata con i genitori precisando che «il momento del pranzo a mensa è occasione di socializzazione tra gli alunni ma abbiamo le mani legate, perché la Asl ha imposto di separare i ragazzi con il panino da quelli che usufruiscono del pasto a mensa, per ragioni igienico-sanitarie e per evitare possibili contaminazioni».

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