«Pilota su un’auto d’epoca ad ammirare l’Abruzzo»

Cronista del Centro su una spider MGA rossa del ‘55 per il Gran tour in regione
«La freccia! Come si mette la freccia?». La scena è tra il comico e il surreale. Siamo su una meravigliosa spider MG A rossa del 1955 e sfrecciamo lungo via Tiburtina in direzione Pescasseroli. Ordinatamente in fila. Abbiamo risolto più o meno brillantemente il problema servosterzo, calibrato la frenata e giocato con finta maestria con la scalata delle marce per evitare la grattata in riduzione cambio. Alla prima occasione di sorpasso il “dramma”, quello della freccia. Ci arriveremo, ma partiamo dall’inizio.
LA PROPOSTA
Dopo due esperienze negli anni scorsi – la prima come navigatore al fianco di Fabio Berardi con la sua Jaguar D Type e la seconda alla guida di un’auto dello staff – stavolta ho pensato che fosse la volta buona per vivere l’esperienza in prima persona. Giriamo ancora all’indietro le lancette del tempo: a marzo una telefonata a Felice Graziani, organizzatore e mente propulsiva del Circuito di Avezzano (trofeo Micangeli, Coppa Di Lorenzo, Targa Presider) che si conclude con la sua proposta a metà tra il folle e il generoso: «Ma perché quest’anno non vieni a partecipare? Ti presto la mia MG A del 1955». Il tempo di un pensiero veloce e decido di buttarmi: «Perché no?». Il Centro, nel frattempo, diventa media partner dell’evento e penso che sarebbe bello raccontare in prima persona, da driver come dicono quelli bravi, almeno una delle giornate alla guida di questi gioielli della meccanica.
SI FA SUL SERIO
Coinvolgo il mio amico Gianni Stornelli di Celano, non nuovo alla manifestazione, che diventa un co-driver. Così venerdì, giorno prestabilito, ci presentiamo all’Hotel Olimpia dove è allestito il quartier generale dell’organizzazione. Ci consegnano i numeri, una borsa per tutte le necessità (ci sono crema solare, detergente per i cristalli delle auto con tanto di pezza in microfibra, gli integratori con i sali minerali e due cappellini bianchi antisole sponsorizzati da Strada dei Parchi). «Volete fare la prova cronometrica?» la legittima domanda dello staff. Come chiedere a un bambino come funziona la fissione nucleare. Io e Gianni ci scambiano uno sguardo perplesso e decidiamo: «Perché no?». Scopriremo più tardi che la prova è fissata per il giorno dopo e quindi la dovremo saltare, ma il coraggio, almeno quello, non ci è mancato. Un brunch veloce e ci si prepara per partire. Non prima di aver ammirato auto e moto d’epoca di valore inestimabile.
LE MOTO
A farci da guida è Donatello De Rugeriis, appassionato e storico del motorismo marsicano. Ci ricorda che già nel 1927 la città era un punto di riferimento, e che qui proprio quell’anno aprì la Casa del motore. A due passi un altro gioiello. Un appassionato lucida la Moto Ferrera 500 SS del 1928, un pezzo unico. Poi ci avviciniamo a Dante Petrucci, presidente del Registro storico italiano della Rudge. Ci mostra una 250 TT Replica della scuderia Enzo Ferrari, quattro valvole radiali e due esemplari. È accompagnato dalla moglie, una vera campionessa, Luciana Veddovi.
LA “NOSTRA” AUTO
Lasciamo le moto, arriva Felice Graziani e ci mostra la sua auto. «Entra ti faccio vedere come funziona». E qui il primo piccolo problema: entrare. È una parola grossa. Un po’ di avventuroso contorsionismo e mi infilo in questa meraviglia. Ammetto di sentirmi, esattamente in quel momento, nei panni di un pioniere del motorismo italiano, ma la realtà è che sono un neofita e sarà già un miracolo riuscire a mettere in strada la MGA. «Gira la chiave con doppio scatto», e questo è facile, «Tira la levetta» e qui il rumore del motore è musica per le orecchie. «Occhio, che dalla terza alla seconda, se non sei a zero giri o non ascolti bene il motore, il cambio gratta». Sempre più difficile ma mi convinco di potercela fare, con l’azzardo del principiante. Il tempo di mettere i numeri di gara, partecipare alla riunione con le forze dell’ordine per il briefing, collocare gli zainetti e siamo pronti a partire. Lo sventolio della bandiera da parte della testimonial Emanuela Tittocchia e partiamo.
IL PERCORSO
Sono le 14 e siamo in via Tiburtina, tutto regolare fino a quando non capita il primo sorpasso. E qui torniamo alla freccia. Guardiamo il cruscotto dell’auto e per noi è come cercare di tradurre una frase dall’ostrogoto. Una telefonata veloce a Felice Graziani: «Ma la freccia come si mette?». «Hai ragione, non te l’ho detto. È quella levetta nera a sinistra, ma la devi tenere premuta». Bene, si può procedere. L’auto è una decappottabile, il sole delle 14 picchia senza pietà, ma ci ricordiamo di essere dei pionieri e, tra un sorso di acqua con i sali minerali, una risata e qualche strombazzata per rispondere ai saluti della gente ci sentiamo come dei bambini che entrano in un negozio di giocattoli a Natale.
Ci lasciamo alle spalle Avezzano, arriviamo a Pescina e prendiamo la strada provinciale per Pescasseroli, quella che attraversa il Parco passando per Ortona dei Marsi e Bisegna.
IL PARCO NAZIONALE
Orsi o altri animali selvatici? Neanche l’ombra, che tanto non c’è. E poi non siamo alla guida di auto elettriche silenziose. Al contrario, il rombo è un frastuono che non convince certo gli animali del Parco a familiarizzare con questa lunghissima fila colorata di auto del tempo che fu. Li immaginiamo mentre sonnecchiano pigramente tra i cespugli e le faggete. La “nostra” auto? Strepitosa e impegnativa. Ci vuole il fisico. Non proprio bestiale, ma insomma. Il volante con il servosterzo all’epoca non l’avevano ancora inventato e il motore sulle nostre gambe ci fa assomigliare a delle lasagne in un forno a microonde. Ma del resto: siamo o no i novelli eroi dei motori? Stoicamente procediamo e attendiamo che le curve tortuose che accarezzano i saliscendi del Parco siano magnanime e regalino un po’ d’ombra con la complicità dei faggi. Ancora qualche curva e finalmente siamo a Pescasseroli con le schiene bagnate ma l’entusiasmo intatto. Un po’ di refrigerio, un salto alla toilette e siamo pronti a ripartire.
IL RITORNO
Sono le 16, passa alla guida Gianni che sperimenta il volante a misura di body builder e la frenata lunga. Stavolta passiamo per la strada regionale che conduce a Gioia. Mi rilasso, ma non troppo. Il caldo è implacabile. Arriviamo in paese e ci attende il sindaco Gianluca Alfonsi. Cordiale, ci ospita nella sala consiliare dove ci racconta la faglia del terremoto del 1915, la ricostruzione del paese, i costumi d’epoca e soprattutto il marketing territoriale. C’è anche Manuela Tintocchia, la testimonial, che si presenta e sottolinea le bellezze di questa regione. Scambio di doni e si parte di nuovo. Torno al volante. La raccomandazione di Felice Graziani: «Stiamo uniti e compatti perché entreremo in autostrada, la A25, a Pescina per uscire ad Avezzano. Non ci allunghiamo troppo. Saremo scortati dalle forze dell’ordine». Nonostante le previsioni un po’ minacciose, il tempo regge.
LA PIOGGERELLA IMPROVVISA
Imbocchiamo l’A25, percorriamo un paio di chilometri e, improvvisa, arriva qualche goccia di pioggia. Non ci preoccupa bagnarci, anzi. Un po’ di acqua sarebbe la benvenuta, ma il problema è che non si trova il pulsante che attiva il tergicristallo. Niente telefonata a Felice stavolta, sarebbe troppo umiliante. Un paio di tentativi e finalmente parte un tergicristallo piccolo, ma efficace. La pioggia sparisce così come si è manifestata, frutto di una nuvola di Fantozzi. Sono gli ultimi chilometri, arriviamo a destinazione alle 18 e parcheggiamo l’auto.
IL GRAN FINALE
Il tempo di una doccia veloce e c’è la parte finale della giornata con la cena di gala offerta da Francesco Seritti Micangeli e Lucia Di Lorenzo. Ambientazione da favola sia per l’eleganza della disposizione dei tavoli, sia per la presenza di auto straordinarie della collezione di famiglia Di Lorenzo. Tra un prosecco e un’amatriciana, la serata fila via con scioltezza. La giornata volge al termine, i nostri muscoli sono allo stremo, ma ci sentiamo una via di mezzo tra Fangio e Nuvolari. Il sogno dei campioni immaginari. Ecco appunto, immaginari.
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