Sulmona, la procura chiede all'indagatodi pagare le spese per le intercettazioni

Accusato di stalking, se sarà condannato dovrà risarcire 115 euro allo Stato. Lui si ribella: "Farò ricorso"

SULMONA. Intercettazioni troppo care per lo Stato? E allora le paghino gli indagati. È questa l'ultima novità per far fronte ai costi sempre più elevati della giustizia. Nei giorni scorsi, Panfilo Russo, sotto inchiesta per stalking, si è visto notificare dal tribunale il decreto di pagamento delle intercettazioni telefoniche sostenute dalla Procura di Sulmona nel corso delle indagini preliminari.

Tre fatture per un totale di circa 115 euro, relative a quattro telefonate intercettate tra il 2009 e il 2010. Non una grande cifra ma sicuramente una novità per Panfilo Russo.

«In tanti anni in cui mi sono trovato a ricevere comunicazioni dalla giustizia», afferma Russo, «questa è la prima volta che mi viene notificato un decreto in cui mi si dice che in caso di condanna, dovrò pagare anche le spese sostenute dalla Procura per tenere il mio telefono sotto controllo. Mi sembra davvero troppo anche perché potrebbero intercettarmi tutti i giorni e alla fine, qualora dovessi risultare colpevole oltre alla condanna dovrei pagare un conto telefonico con diversi zeri».

Nel decreto notificato a Russo a firma del funzionario giudiziario del tribunale di Sulmona, viene comunicato che le spese liquidate alle società di telefonia mobile e fissa sono anticipate dallo Stato e si provvederà al loro recupero ai sensi e nei modi previsti dalle vigenti normative.

Si parla, nello specifico, dell'articolo 170 del Testo unico relativo alle spese di giustizia che dà la possibilità all'indagato di opporsi al decreto di pagamento. In sostanza, l'indagato è nella posizione di contestare le fatture pagate a suo nome dalla Procura, ma deve farlo entro 20 giorni dalla notifica del provvedimento.

«Mi sembra davvero una presa in giro, tra l'altro con un costo del servizio troppo elevato», prosegue Russo. «Nel mio caso mi è stato presentato un conto di oltre cento euro per soli quattro giorni di intercettazioni, due tra il settembre e l'ottobre del 2009 e due il 12 maggio e il 12 luglio del 2010. Se penso a quelle persone che hanno il telefono sotto controllo per 365 giorni l'anno mi viene da sorridere. Non riesco proprio a immaginare», aggiunge, «gli importi delle fatture che si vedranno recapitare alla fine delle indagini preliminari. Sicuramente cifre di centinaia di migliaia di euro e senza nessuna autorizzazione».

«Insomma dopo il danno la beffa», conclude Russo, «anche perché si tratterebbe di telefonate utilizzate dai magistrati inquirenti per arrivare alla una sentenza di condanna della persona che hanno messo sotto inchiesta».

Dopo essersi consultato con il suo legale, Russo ha annunciato che farà ricorso contro il decreto emesso nei suoi confronti dalla Procura di Sulmona.

© RIPRODUZIONE RISERVATA