Sanità regionale nel caos, previste rette fino a 1.300 euro mensili

Tagli ai servizi per disabili Le famiglie chiamate a pagare

Il Tribunale del malato si mobilita insieme alle mamme

SULMONA. Si abbattono sulle famiglie dei disabili i tagli sulle spese della sanità imposti dalla Regione. Venticinque famiglie sono state chiamate a pagare le rette - fino a 1.300 euro al mese - del Centro di riabilitazione San Francesco di Sulmona. E scoppiano le polemiche.
Alle famiglie il rappresentante del centro, padre Franco Berti, ha consegnato la comunicazione inviata al presidente della Regione, Gianni Chiodi, e ai sindaci. «È con notevole sorpresa», si legge, «che apprendiamo la riproposizione della determina di compartecipazione degli utenti o dei Comuni alla spesa per l’accesso alle strutture riabilitative residenziali e semiresidenziali della regione».

Questo significherà un esborso mensile per gli assistiti tra i 600 e i 1300 euro (dai 20 ai 43 euro al giorno) in base al reddito, a cui vanno aggiunti circa 50 euro al mese che i residenti di Sulmona pagano per il trasporto. Il rappresentante della struttura chiede alla Regione la revoca del provvedimento, ma al tempo stesso ha informato anche le famiglie del nuovo scenario. E le famiglie non sono rimaste a guardare. Insieme al Tribunale per i diritti del malato, hanno deciso di indire una petizione. «Per chiedere», spiega Edoardo Facchini del Tdm, «il reintegro di fondi».

Mentre il legale dell’associazione, Catia Puglielli, sta valutando eventuali vie giudiziare da seguire. «Se fosse confermato il pagamento della quota mensile», dice una mamma, Anna Di Pietro, «non tutti i ragazzi potrebbero permettersi di continuare a frequentare il centro».
«E questo», aggiunge un’altra mamma, Anna Marusco, «per loro significherebbe perdere i progressi fatti in tanti anni». «E l’ottimo lavoro fatto nel centro in tanto tempo», sottolinea Gabriella Di Francesco. «In questo modo si chiudono le porte in faccia ai nostri familiari disabili», interviene Giovanni Poillucci, «genitori anziani, la pensione di invalidità che non basta e la necessità di assicurare loro un futuro. Così non è possibile».
Il rischio è una sanità a doppio binario: da una parte chi, potendo pagare, potrà usufruire di certi servizi e chi, non potendo, dovrà rassegnarsi a subire i tagli. Restando in casa.