Tangenti a Roma, arresto dell’imprenditore Terra: si allarga l’inchiesta della Procura

10 Dicembre 2025

I magistrati: «Rapporto di scambi continui e utilità crescenti col primario del Sant’Eugenio, Palumbo». Ci sono i riscontri sui movimenti bancari e i passaggi di denaro

LECCE NEI MARSI. La vicenda giudiziaria che coinvolge il primario del Sant’Eugenio di Roma, Roberto Palumbo, e l’imprenditore marsicano Maurizio Terra, amministratore unico di Dialeur, si arricchisce di nuovi elementi. Le carte depositate dal gip ricostruiscono infatti un sistema più complesso di quello emerso nei primi giorni: non solo denaro consegnato in contanti, ma una rete di rapporti economici, pressioni e vantaggi reciproci che, secondo la Procura, avrebbe inciso sulle destinazioni dei pazienti dializzati dimessi dall’ospedale romano. In una delle conversazioni intercettate, Terra racconta alla moglie le parole dello stesso Palumbo, che lo invitava a «fare l’amministratore e godersi la vita», mentre discuteva della possibilità di entrare indirettamente nella Dialeur srl tramite la società di un altro imprenditore. Secondo l’accusa, quella trattativa avrebbe consentito al primario di ottenere il 60% delle quote attraverso un prestanome, configurando una sorta di redistribuzione degli utili mascherata da partecipazione societaria. Un meccanismo che, nella ricostruzione dei magistrati, s’inseriva in un rapporto di scambi continui e utilità crescenti. L’ordinanza descrive anche una serie di vantaggi economici che, nel tempo, sarebbero stati riconosciuti a Palumbo. Tra questi figurano pagamenti mensili, a partire dal 2020, destinati alla compagna Germana Sfara per incarichi professionali che, secondo gli inquirenti, non sarebbero mai stati svolti. Altri benefìci riguarderebbero la disponibilità di un appartamento in via Gregorio VII, con affitto e spese coperte dall’imprenditore Carmelo Antonio Alfarone negli anni tra il 2019 e il 2021, oltre al leasing e alla manutenzione di una Mercedes utilizzata dal primario. Le carte riportano anche una lunga serie di spese sostenute tramite tre carte di credito intestate ad Alfarone, utilizzate in ristoranti, alberghi e in diversi esercizi commerciali. In un altro filone, la Procura contesta a Palumbo di aver svolto prestazioni mediche al Rome American Hospital ottenendo compensi parzialmente fatturati e parzialmente corrisposti in contanti, con importi che oscillavano tra i quattromila e i seimila euro per singolo ciclo di prestazioni, evitando così anche i versamenti all’Asl di riferimento. Un aspetto centrale dell’inchiesta riguarda l’utilizzo del potere decisionale del primario. Gli inquirenti sostengono che Palumbo, approfittando del suo ruolo nel reparto di Nefrologia e Dialisi del Sant’Eugenio, fosse in grado di orientare con continuità i pazienti dimessi verso i centri dialitici con cui intratteneva rapporti illeciti. Secondo la Procura, Palumbo non esitava a minacciare le cliniche che non accettavano le sue condizioni, paventando la possibilità di dirottare altrove i pazienti ancora bisognosi di terapia emodialitica ambulatoriale. Proprio questa pressione avrebbe indotto l’imprenditore Antonio Carmelo Alfarone a denunciare il medico, affermando di aver versato tra il 2019 e il 2021 circa 700mila euro tra contributi diretti, affitto dell’appartamento, leasing dell’auto e somme calcolate per ciascun paziente inviato alle sue strutture. Gli inquirenti hanno già acquisito riscontri su carte di pagamento, fotografie dei passaggi di denaro e movimenti bancari. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Palumbo avrebbe mantenuto per anni un filo diretto tra il reparto del Sant’Eugenio e le strutture private con cui collaborava, creando vere e proprie corsie preferenziali nell’invio dei pazienti. Gli atti parlano di un sistema radicato, alimentato da continui scambi e da rapporti che univano aspetti clinici, interessi economici e benefìci personali. In un’intercettazione del 2024 una collaboratrice del primario, commentando l’ipotesi di un suo trasferimento, affermava che “da fuori continuerebbe a comandare”, a conferma della centralità del suo ruolo. La difesa di Palumbo, affidata all’avvocato Antonello Madeo, respinge ogni addebito. Il legale sostiene che il primario avrebbe sempre operato nell’interesse dei pazienti e che i compensi contestati erano legati a prestazioni professionali regolarmente dovute. «Dimostreremo che non ha preso mazzette», afferma il legale, «e che l’ospedale stesso ha beneficiato della sua attività».

Resta intanto aperta la posizione di Maurizio Terra, colto in flagranza mentre consegnava 3mila euro al primario. Per lui, oltre all’ipotesi di corruzione, i magistrati stanno valutando il ruolo nel presunto accordo societario e nei rapporti economici che avrebbero alimentato il sistema illecito. L’inchiesta, secondo fonti vicine agli investigatori, potrebbe ora estendersi ad altri soggetti e a ulteriori rapporti economici non ancora completamente ricostruiti.

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