Tares, i commercianti contestano la stangata

Giovedì la protesta a Villa Gioia contro l’aumento disposto dal Comune Cioni: «Qui le imposte vengono raddoppiate, in Emilia esenzioni e sconti»
L’AQUILA. Cinzia Mastrantonio ha una pescheria sulla Statale 80 per la quale paga ogni anno due tasse sui rifiuti: una alla Cogea di Roma per lo smaltimento degli scarti del pesce, per i quali l’Asm non ha i mezzi, e l’altra per i rifiuti al Comune dell’Aquila. Una piccola stangata annuale di 700 euro che quest’anno salirà a 940 per effetto degli aumenti comunali sulla Tares. Poi c’è Dino Di Pompeo, ristoratore, una trattoria a Piazza Duomo prima del sisma e attualmente ricollocato a San Francesco, dove ha cercato di restare a galla «con sacrifici e ostacoli di tutti i tipi che tutta la categoria ha dovuto affrontare». La notizia degli imminenti aumenti della Tares scoraggia Di Pompeo: «Di questo passo», dice, «sarò costretto a chiudere lasciando per strada i miei dipendenti». Sono le voci dei commercianti, riuniti ieri in assemblea nella sede della Confcommercio regionale, a fare emergere la tensione, se non la disperazione, di chi non riesce a sostenere più il carico fiscale, sui quali, ora, sta per abbattersi un altro aumento: quello delle tariffe della Tares per gli anni 2013/2014. E scendono sul piede di guerra. Giovedì albergatori, ristoratori, fioristi, saranno in massa alle 15,30 davanti alla sede del Comune, a Villa Gioia, dove è previsto un incontro tra l’associazione di categoria e l’assessore al Bilancio Lelio De Santis. E si prevede una vigorosa protesta contro il Comune.
«Invece di proporre provvedimenti come quelli adottati in Emilia per agevolare i commercianti in grande difficoltà, ad esempio con l’esenzione del 50% della Tares e l’esonero del pagamento del canone per l’occupazione di suolo pubblico», spiega il direttore regionale della Confcommercio Celso Cioni, «qui le tariffe vengono raddoppiate o triplicate alle piccole attività e dimezzate ai grandi centri commerciali e alle banche». Quel Comune che «toglie ai poveri per dare ai ricchi», aveva denunciato Cioni qualche giorno fa. «Ora basta chiacchiere», ha tuonato. «Se non verremo ascoltati protesteremo in maniera forte». E c’è già chi, tra i commercianti, propone di organizzare uno sciopero. D’altra parte per alcune attività commerciali la Tares è effettivamente raddoppiata. Per fare un esempio, in base alle nuove tariffe, un bar, caffè o pasticceria di 100 metri quadrati, deve corrispondere il 61% in più rispetto all’anno scorso, passando da 915 euro agli attuali 1478; un fruttivendolo o un fiorista pagano, per un locale di 100 metri quadri, 2300 euro a fronte dei 915 precedenti; un ristorante è passato dai 1831 euro agli oltre 4mila attuali. «Non capiamo dove vuole arrivare quest’amministrazione», prosegue Cioni. «Sono mesi che chiediamo chiarimenti. Ci è stato detto che sarebbero state fatte le correzioni, ma dalla lettura delle delibere è emersa questa realtà. Ossia si raddoppia la Tares per i piccoli commercianti e si dimezzano le tasse alle banche». A protestare contro il costo eccessivo della Tares aquilana sono stati ieri anche il presidente provinciale della Confcommercio Alberto Capretti e il presidente regionale della Fida Alberto Liberati, che hanno evidenziato come «la Tares che devono pagare i commercianti aquilani ammonta al doppio di quella corrisposta dai colleghi pescaresi». Dunque, i conti non tornano per la Confcommercio. Ma bisogna fare presto, «perché ogni volta che un negozio chiude è una sconfitta per tutta la società».
Marianna Gianforte
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