Terrorismo turco, indagini anche in città

Quattro perquisizioni vicino alla Questura e a Tornimparte

L'AQUILA. La squadra mobile di Terni ha disarticolato una organizzazione riconducibile alla struttura terroristica turca Hezbollah dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Sono nove gli arresti e 41 le perquisizioni, eseguite anche all'Aquila, effettuate per quanto riguarda il capoluogo di Regione dalla digos. Alcune di queste perquisizioni sono state fatte a Tornimparte dove vivono tre turchi indagati e uno residente all'Aquila non lontano dalla sede della questura. Si tratta di persone che nella maggior parte dei casi vivono confezionando il «kebab».

L'indagine ha avuto inizio con l'arresto in Lombardia di un turco destinatario di mandato di cattura internazionale per terrorismo che ha portato alla luce l'esistenza e l'operatività, nel nostro Paese, di una struttura clandestina di Hezbollah turchi. Questi facevano giungere in Italia clandestini curdi e palestinesi con falsa documentazione relativa ad inesistenti vicende umane per poter richiedere asilo politico ed ottenere il permesso di soggiorno. L'Hezbollah turco, di credo islamico sunnita, non ha alcun legame con l'omonima formazione libanese, e nasce nei primi anni ottanta con l'obiettivo di creare uno stato islamico retto dalla «shari'a» sul territorio della Repubblica turca.

«L'intera filiera del kebab» precisano fonti investigative, «dalla lavorazione delle carni, alla distribuzione all'ingrosso, sino alla vendita al minuto, si è palesata funzionale alla raccolta di denaro, una sorta di salvadanaio, periodicamente svuotato dai vertici dell'organizzazione, diretto alla Turchia per sostenere la causa curda». L'operazione oltre che a Terni e all'Aquila, è stata fatta anche a Roma, Milano, Trieste, Como, Venezia, Latina e Viterbo e ha condotto all'arresto ed alla conseguente traduzione in carcere di sei cittadini turchi, i vertici dell'organizzazione per delinquere. Due cittadine di origine ucraina responsabili di concorso in reati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, sono state condotte agli arresti domiciliari nelle loro abitazioni di Terni e Milano.

I 30 denunciati sono responsabili a vario titolo di reati che vanno dall'associazione per delinquere, al favoreggiamento dell'immigrazione, al falso documentale. Tra di essi anche un avvocato del foro di Terni. Secondo quanto emerso dalle indagini, i vertici dell'associazione gestivano in diverse regioni esercizi di vendita di kebab e avevano regolarizzato la loro posizione in Italia, avendo ottenuto in modo fraudolento il riconoscimento di rifugiati politici. Proprio attraverso la prospettiva della regolarizzazione, mediante l'abuso dello strumento dell'asilo politico, l'organizzazione induceva e favoriva l'ingresso in Italia di numerosi connazionali (più di 50 i casi già emersi) attraverso diversi sistemi.

I turchi giunti irregolarmente in Italia, alcuni dei quali destinati ad altri paesi europei, ottenevano fiancheggiamento da parte dell'organizzazione (vitto, alloggio, occupazione) che li avviava alla procedura per il riconoscimento dell'asilo, attraverso la predisposizione delle dichiarazioni "fotocopia" ideologicamente false, accompagnate da documentazione contraffatta.