Torna alla luce l'antico monastero

Importante ritrovamento dagli scavi davanti alla chiesa di Santa Lucia
ROCCA DI CAMBIO. Gli allineamenti ortogonali di erba secca sul prato che copre il sagrato della chiesa di Santa Lucia, a Rocca di Cambio, avevano incuriosito già da qualche tempo gli archeologi dell'Università dell'Aquila. Che proprio lì, davanti a quella che gli abitanti del posto chiamano «abbazia», fosse nascosto un antico edificio era quasi una certezza.
I muri coperti dalla terra, infatti, non permettono all'erba di crescere rigogliosa e in loro corrispondenza, sul verde, si formano spesso zone di manto più secco. E' per questo che gli studiosi hanno puntato l'attenzione in quell'area: un attento scavo stratigrafico condotto dalla cattedra di Archeologia medievale dell'Università dell'Aquila e diretto dal professor Fabio Redi, ha riportato alla luce proprio in quella zona i resti di un antico monastero benedettino. La struttura realizzata nel 1200, probabilmente poco dopo la chiesa, venne poi distrutta nel 1500 da un incendio e da allora fu abbandonata fino ad essere seppellita dalla terra.
«Si tratta di un tassello importante per la storia del Comune» spiega il professor Redi «di cui prima non si era a conoscenza». Gli scavi nella zona sono iniziati nel 2007 e hanno subìto un'interruzione a seguito del terremoto, per poi riprendere nei mesi scorsi. L'intervento, finanziato dal Parco Sirente Velino in collaborazione col Comune di Rocca di Cambio, sarà terminato a settembre, ma ha già dato importanti risultati.
«Abbiamo portato alla luce i resti di un edificio non molto grande che doveva ospitare una decina di monaci. La struttura originaria», continua Redi «deve aver subìto un devastante incendio intorno al XVI secolo. Abbiamo infatti rinvenuto tegole ed altro materiale bruciati. Il monastero, dopo la sua distruzione, fu abbandonato. Al suo posto nacque, tra il 1600 e il 1700, un cimitero. Lo scavo, infatti, ci ha permesso di rinvenire nello strato più superficiale della terra sepolture sia di bambini che di adulti, senz'altro successive all'incendio del monastero».
All'interno della struttura sono stati trovati anche resti tipici dell'ambiente religioso. D'altra parte proprio in quel periodo anche in Abruzzo furono edificati molti monasteri. «Lo scavo, interrotto da qualche giorno, riprenderà a fine agosto e proseguirà per un mese circa», spiega il professore. «Per il prossimo anno abbiamo intenzione di studiare una forma di valorizzazione dei reperti emersi che possa funzionare anche da volano per il turismo del luogo».
Il monastero, infatti, probabilmente non sarà ricoperto, ma verrà lasciato a vista per permettere la visita del sito a esperti e curiosi. La zona interessata dai lavori di scavo è un rettangolo dai lati di 30 per 20 metri. «Gli alzati delle strutture sono ben visibili», continua Redi «e per questo si è pensato ad una adeguata conservazione dei resti».
La scoperta degli archeologi dà una spiegazione anche all'usanza popolare di chiamare «abbazia» la chiesa di Santa Lucia, usanza mai scomparsa negli anni nonostante non ci fossero nelle vicinanze tracce di edifici che potessero far pensare ad un convento. La chiesa, danneggiata gravemente dal terremoto del 6 aprile 2009, con crollo interno ed esterno delle pareti laterali, sorge sui resti di una piccola costruzione rettangolare che ne costituisce oggi la cripta. La prima data in cui l'abbazia di Santa Lucia è citata è il 1313, però già in una bolla papale del 1178 era stata nominata «Rocca di Cambio con le sue chiese». All'interno sono custoditi pregevoli affreschi che risalgono al XII-XIII secolo, opera di pittori abruzzesi di scuola giottesca. La chiesa attuale è il risultato di interventi architettonici che si sono succeduti nel lungo arco di tempo che va dal Medioevo fino al XVI secolo.
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