Casoli

Uccise la madre inferma nel letto: disposta la perizia psichiatrica

22 Febbraio 2025

Francesco Rotunno, 66 anni, in Corte d’assise d’appello all’Aquila, è accusato di aver strangolato la madre Cesira Damiani, 88enne, nella loro abitazione a Casoli. La difesa ha rinnovato la richiesta di infermità mentale, sostenendo che l’uomo sia incapace di intendere e di volere

CASOLI. Francesco Rotunno, condannato a 14 anni in primo grado per l'uccisione della madre, sarà sottoposto a perizia psichiatrica. Lo ha deciso la Corte d'assise d'appello dell'Aquila, che ha accolto la richiesta del difensore dell'uomo, l'avvocato Silvana Vassalli. Il 66enne è accusato di avere strangolato la madre, Cesira Bambina Damiani, 88 anni, nell'abitazione che condividevano in corso Umberto I a Casoli. Era il 12 febbraio 2023 e, successivamente all'omicidio, Rotunno venne trovato in strada dai carabinieri con i polsi tagliuzzati e in ipotermia. Nel giugno 2024 il figlio dell'anziana è stato ritenuto responsabile del delitto e condannato dalla Corte d'assise di Lanciano, che ha riconosciuto le attenuanti generiche, a 14 anni di reclusione (il procuratore Mirvana Di Serio aveva chiesto 21 anni).

Fino all'ultimo l'avvocato Vassalli ha rinnovato alla Corte la richiesta dell'infermità mentale e dell'incapacità di intendere e di volere, con una memoria difensiva che intendeva dimostrare la situazione emotiva che aveva coinvolto Rotunno, tra i disagi economici e le preoccupazioni per la salute della madre. E questo è stato anche il nodo centrale dell'appello. «Ho prodotto tutta la documentazione sanitaria non di parte, ma dell'istituto penitenziario, e quindi dei medici della Asl che svolgono la loro attività nella casa circondariale di Lanciano, i quali attestano uno stato preoccupante di Rotunno», spiega il difensore, «in seguito al quale anche l'Inps gli ha certificato un'invalidità civile. Nei fatti è stato accertato che il delitto è stato commesso dal mio assistito, ma non è stato accertato se egli fosse cosciente della gravità di quanto stava commettendo. L'elemento principale è il tentato suicidio: l'omicidio della madre è stato commesso perché Rotunno aveva determinato di uccidersi e non voleva lasciare sola la madre».

Malgrado l'opposizione del procuratore generale Alessandro Mancini, la Corte d'assise d'appello - presieduta da Fabrizia Francabandera - ha ravvisato la necessità di sottoporre l'imputato a perizia, come da sempre richiesto dal difensore. Consulente indicato è Giuseppe Cimini, psichiatra di Giulianova, a cui l'incarico sarà conferito nell'udienza del prossimo 4 marzo. Rotunno, che attualmente è detenuto nel carcere di Pescara, è accusato di aver strozzato la madre, inferma e quasi cieca, con un laccio ruvido o un foulard mentre la donna era a letto. La lasciò lì distesa, con accanto gli indumenti da corredo funerario, e fuggì via. Fu la badante dell'anziana, nel pomeriggio, a scoprire il delitto.