Ultimo saluto a Conti Le parole della figlia commuovono tutti

Ilaria: «Un Dio maestoso si è chinato per abbracciarti» Gran folla ai funerali. Le lacrime del sindaco Cialente

L’AQUILA. «Ho immaginato i cieli profondi e infiniti scrollarsi dalle nuvole pesanti e aprirsi per farti passare e le stelle più calde e luminose fare a gara tra loro per accompagnarti. E poi ho immaginato un Dio maestoso chinarsi per abbracciarti. È così che t’ho pensato stanotte, e il mio cuore d’un tratto si è placato». Le parole della figlia di Gianlorenzo Conti, Ilaria, lette da don Giulio Signora, sono risuonate nel silenzio della chiesa di San Mario alla Torretta gremita di persone. Sta tutto in queste poche righe, che formano la poesia più bella che una figlia possa pensare per il padre scomparso, il dolore della famiglia dello storico presidente dell’Ordine degli Architetti dell’Aquila, che si è spento nella notte tra giovedì e venerdì all’improvviso, lasciando molti, amici e professionisti, senza un punto di riferimento. Ieri, a dare l’ultimo addio a Gianlorenzo Conti, non solo tutti gli ordini professionali, gli industriali e l’amministrazione comunale con alcuni assessori e consiglieri e il sindaco Massimo Cialente in lacrime; ma anche quei cittadini che hanno condiviso tensione e dibattiti sotto al tendone dell’assemblea di piazza Duomo, negli anni caotici del post-terremoto. La chiesa gremita dentro, e il piazzale pieno di persone fuori: un ultimo abbraccio collettivo quello che la città ha voluto dare ieri pomeriggio all’architetto arrivato dalla provincia di Foggia, ma aquilano da sempre. «La tua vita è stata testimonianza della necessità di rimettere insieme i pezzettini di questa città», ha detto don Giulio, affiancato dai concelebranti don Stefano Rizzo, parroco di Santa Maria Paganica e don Francesco Leone (San Pietro). «La scomparsa di Gianlorenzo», ha concluso don Giulio, «ci faccia riflettere sull’importanza di fermarci, smettere di correre, recuperare spazi e affetti, fare il punto su quello che stiamo seminando e che lasceremo».

Marianna Gianforte

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