Un quartiere “chiuso” e in abbandono 

Cedimenti e sgomberi iniziati già anni fa. In via Gian Maria Volonté solo incuria e un silenzio diventato surreale

L’AQUILA. Un girello per bambini si fa strada tra le colonne di cemento della piastra alla fine del viale. Unico elemento di colore in un garage altrimenti grigio e spoglio. Il silenzio lascia spazio a qualche soffio di vento che accarezza gli infissi dei piani superiori, quasi a creare un’armonia inedita.
Da un momento all’altro, ti aspetti di sentire il carillon dell’Indio, con tanto di leitmotiv ipnotico che accompagna “Qualche dollaro in più”, uno dei capolavori del binomio Sergio Leone-Ennio Morricone. Forse per l’atmosfera sospesa da film western tra le palazzine sequestrate a seguito dei balconi crollati. O forse, più semplicemente, perché la via è intitolata a Gian Maria Volonté. Uno strano scherzo del destino fa di quest’ala del progetto Case di Cese di Preturo, ormai deserta, quasi un tributo post-moderno alla carriera e alla vita di uno degli attori più controversi che la nostra cinematografia recente ricordi. Le palazzine dalle balconate crollate non potevano certo trovarsi in via Anna Magnani o in via Federico Fellini o, ancora, in via Vittorio De Sica (le strade di questa new town sono tutte un omaggio al neorealismo italiano). Le palazzine dalle balconate crollate dovevano stare lì, nella via dell’attore che ha dato voce e carne al ricordo e alla denuncia, interpretando personaggi reali o immaginari come Nicola Sacco, Lucky Luciano, Carlo Levi e come l’Indio, appunto. Vari balconi ceduti sono ancora lì, uno sopra l’altro, quasi a dare alle facciate un aspetto surreale. Notizie di cedimenti strutturali in questa parte del quartiere hanno riempito le cronache sino alla fine della scorsa estate.
Ma l’episodio più grave del 2019 è stato registrato a ridosso dei giorni del decennale, con ben 3 balconi crollati nella piastra 20, al civico numero 6. Una struttura già, comunque, sgomberata in passato. Dopo il primo crollo, avvenuto nel 2014, in quella piastra non abitata, avevano ceduto altri due balconi, uno nell’aprile 2016 e l’altro nel novembre 2018.
Già il primo cedimento aveva portato allo sgombero dell’area, a estesi controlli in centinaia di altri balconi realizzati con lo stesso materiale e all’apertura di un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica finalizzata ad accertare il tipo di materiale utilizzato per la realizzazione degli esterni. La vicenda giudiziaria non si è ancora definita. Nel 2014 si sfiorò anche la tragedia: un balcone si staccò dal secondo piano di un edificio schiantandosi su quello del piano di sotto, dove solitamente sostava un uomo di 88 anni il quale, per fortuna, in quel momento si trovava altrove. Fuori da questa “no man’s land” c'è comunque uno dei quartieri più vivi dei 19 nuovi insediamenti. Con le palazzine realizzate in una zona già semicostruita. Tre ragazzini fanno su e giù sul viale che costeggia le villette a schiera “incorporate” nella new town. Poco più avanti inizia via Anna Magnani.
Alina, la cui famiglia è originaria della Romania, ha sedici anni e studia al liceo delle Scienze umane. «Vivo qui da molto tempo», dice, «e non è mai stato difficile conoscere gente». Francesco, suo coetaneo, è uno degli amici di sempre. Cammina trascinando un pallone tra i piedi. Frequenta l’Itis. Al suo fianco c’è Giovanni, il più alto dei tre, anche se è l’unico ancora a frequentare le scuole medie.
Della vita prima del sisma, Alina e Francesco hanno pochi ricordi. Le loro famiglie abitavano poco più sopra, nella frazione di Cese di Preturo, ma le rispettive abitazioni sono state segnate dal sisma e i tempi di rientro – in una ricostruzione ben pianificata in città ma poco altrove – non sono certi.
I genitori di Giovanni vivevano nel capoluogo, in una palazzina nei pressi di Porta Napoli. Più avanti c’è una piccola costruzione in legno utilizzata per le funzioni religiose e una bella area giochi al centro di quattro o cinque piastre. Via Eduardo De Filippo inizia dall’altro lato. In corso, interventi di manutenzione e riqualificazione delle aree verdi.
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