Una telefonata dall’inferno: siamo vivi

La teramana Iampieri, funzionaria dell’Onu, scampata alla morte con padre e marito.

TERAMO. «Ci sono cadaveri dappertutto» ha detto all’amica haitiana che vive a Roma. Poi il suo telefono satellitare si è interrotto. Cristina Iampieri, 35 anni, avvocato di Civitella Del Tronto, è un funzionario dell’Onu in servizio a Port au Prince, la capitale di Haiti. Il palazzo in cui lavorava è crollato. Si è salvata perchè è uscita prima per raggiungere il padre Bruno, 75 anni, arrivato dall’Italia solo da poche ore proprio per riabbracciare la figlia.

I suoi parenti sanno che sta bene da una e-mail. Lei, il marito (uno scrittore americano) e il loro figlio piccolo vivono in una piccola villetta che ha resistito alla tremenda scossa. «Sono salvi», racconta l’avvocato Franco Ferrante, un familiare, «siamo riusciti a contattarli e ci hanno detto che stanno bene. Le comunicazioni però sono davvero difficilissime». E la notizia si è ben presto diffusa a Civitella, dove in contrada Borrano vivono i genitori e le sorelle della donna. «Abbiamo subito dato la disponibilità del Comune ad attivarci per farli rientrare» dice il sindaco Gaetano Luca Ronchi.

E nel piccolo centro teramano Cristina Iampieri si trovava il 6 aprile scorso, quando il terremoto ha distrutto L’Aquila. E proprio giovedì pomeriggio, qualche ora prima della drammatica scossa, ha scritto ad un’amica di Civitella per chiederle se in paese fossero state avvertite le scosse registrate nelle Marche.

La giovane donna, dopo la laurea in giurisprudenza e varie specializzazioni, da qualche anno è diventato un funzionario delle Nazioni Unite. La sua destinazione è stata proprio Haiti, dove è arrivata qualche anno fa proprio per svolgere il suo lavoro di avvocato per l’Onu. «Un lavoro che l’appassiona», raccontano i suoi familiari. E da qualche giorno, dopo le feste natalizie, il padre era giunto a Port au Prince per riabbracciare lei, suo marito e il nipotino. «Il papà ha anticipato il viaggio», racconta ancora un familiare, «proprio perchè tra qualche mese ad Haiti ci sarebbero state le elezioni, un periodo molto particolare e di grande lavoro per i funzionari dell’Onu. Per questo Cristina gli ha chiesto di andare prima, proprio per poter trascorrere qualche settimana in tranquillità».

E nel giorno della catastrofe la donna è uscita prima dal lavoro per andare dal padre. Una visita che le ha salvato la vita, visto che il palazzo dove si trovano gli uffici Onu ora è un cumulo di macerie.