CELANO

Viaggio degli speleologi nel cuore del castello

Per la prima volta ricerche archeologiche nei pozzi dell’antico maniero Ciccarelli: «Colmato un vuoto documentale». Oggi presentazione dei risultati

CELANO. Di fronte al maestoso castello Piccolomini, che domina la piana del Fucino, il pensiero corre a un’epoca in cui esso non era solo una struttura fortificata per difendersi dai nemici, ma anche una abitazione signorile, dove viveva il feudatario con la famiglia. Che era composta da damigelle, accompagnatrici della castellana (la moglie del signore), guerrieri, cavalieri, dame, e dalla servitù. La vita non era solo chiesa, politica e guerra, vi erano anche feste e passatempi. Si andava a caccia e la sera ci si divertiva con musici e trovatori itineranti, oppure giocando a scacchi o a dadi. I cavalieri provavano la loro abilità e il loro coraggio nei tornei, sotto gli occhi delle fanciulle. Si vinceva il torneo disarcionando l’avversario. La giornata si concludeva con la cena, con la famiglia riunita intorno al camino. I viandanti, accolti dal signore durante il giorno, si mettevano a raccontare le vicende avventurose dei loro viaggi.

Per gli abitanti del castello, di vitale importanza era l’acqua. A questa esigenza rispondevano due serbatoi sotterranei, una interna al castello e l’altra esterna, dove, attraverso un sistema di canalizzazione, confluiva l’acqua piovana. Che una volta filtrata, per mezzo della sabbia, veniva sollevata attraverso due pozzi, collegati con le cisterne, e utilizzata come acqua potabile. Dell’esistenza dei pozzi e delle cisterne si sapeva, ma finora di essi era mancata un’esplorazione speleo-archeologica. Lacuna colmata da un gruppo di esperti, sostenuto dal Polo museale. Promotore dell’iniziativa è stato un giovane ingegnere di Celano, Arcangelo Mimino Ciccarelli. Dalla ricognizione è emerso che le due cisterne sono a pianta rettangolare e con il tetto a botte. Quella interna, costruita a mattoncini, è più alta (9 metri) e più stretta. Ed è più recente. Quella esterna, costruita con pietre è più bassa (7 metri) e più larga. «I motivi che mi hanno spinto a proporre questa iniziativa al Polo museale», spiega Ciccarelli, «sono stati l’esigenza di colmare un vuoto documentale, di evidenziare quanto l’acqua fosse essenziale per il castello e di ricerca di un’identità comune della mia gente».

Del gruppo di ricerca oltre a Ciccarelli, fanno parte Alessandra Ciarico (archeologo), Guglielmo Di Camillo (speleologo), Luca Di Cesare (architetto), Glenda Oddi (archeologo). I risultati delle recenti ricognizioni dei pozzi-cisterna presenti all’interno del sito monumentale saranno presentati, alle 11, nella sala conferenze del castello. Verranno proiettati due video e mostrate le foto dell’esplorazione. Interverranno Lucia Arbace, direttore del Polo museale dell’Abruzzo, e Anna Rita Glisenti, direttore del castello.

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