Villa Sant’Angelo dà l’addio al padre del sindaco

Tanti amministratori al fianco di Nardis che si è ustionato per cercare di salvarlo Monsignor Antonini: «Dio vuole che troviamo la forza per superare il dolore»

VILLA SANT’ANGELO. Tantissima gente e i sindaci di tutto il comprensorio, da Pizzoli a Carapelle Calvisio, si sono stretti ieri pomeriggio intorno alla famiglia di Remo Nardis, morto venerdì scorso nell’incendio scoppiato nella veranda della sua casa. In tantissimi hanno aspettato l’arrivo del corteo funebre davanti al centro aggregativo di Villa Sant’Angelo, unico luogo in cui era possibile la cerimonia, visto che la chiesa in centro storico è ancora inagibile a causa dei danni del sisma del 2009. Dietro la bara c’era anche il figlio Domenico, sindaco di Villa Sant’Angelo, con ancora sulle braccia e sul viso le fasce messe a coprire le ustioni provocate dal tentativo, rivelatosi poi purtroppo vano, di strappare il padre alle fiamme sprigionate da un fornello a gas che la famiglia teneva in veranda. Proprio la fuga di gas e la successiva esplosione non hanno lasciato scampo al pensionato, mentre è rimasta ferita gravemente anche Isabella, la moglie. Le condizioni della donna, ricoverata all’ospedale Sant’Eugenio di Roma con ustioni di terzo grado nella parte alta del corpo, pur rimanendo gravi, mostrano qualche segno di miglioramento. A celebrare il funerale il nunzio apostolico Orlando Antonini, insieme a don Alfredo Cantalini e al parroco di Villa Sant’Angelo, don Luigi Marcocci. «Le statistiche raccontano che qui a Villa Sant’Angelo, dopo il sisma, siano morte un centinaio di persone, in pratica una al mese», ha detto nel corso della sua omelia monsignor Antonini, originario proprio di Villa Sant’Angelo, «e qualcuno avrà il dubbio, forse il dubbio ce l’ho io stesso, che Dio abbia abbandonato questa terra. Ma non è così: Dio vuole metterci alla prova, e, se così fosse, lo fa sicuramente per farne derivare un bene. Dobbiamo interrogare noi stessi e chiederci se stiamo facendo tutto il possibile per superare il male. Proprio davanti al caro Remo dobbiamo ricordare che il dolore è un nostro diritto, ma Dio vuole che troviamo la forza per superarlo». (r.p.)

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