«Voglio tornare subito al lavoro»

10 Maggio 2010

La ragazza chiama il titolare del locale dov’è impiegata: spero di dimenticare

L’AQUILA. «Voglio tornare presto a lavorare. Mi riprendi, sì?». Dal letto d’ospedale, che potrebbe lasciare già dalla giornata di oggi, la ragazza che ha denunciato di essere stata costretta a subire rapporti sessuali nella notte tra giovedì e venerdì ad opera di una o più persone ha parlato col suo datore di lavoro. Una telefonata breve ma intensa. L’uomo, titolare di un locale pubblico alla periferia Est della città e che la sera del fatto si trovava fuori L’Aquila, la definisce «una brava ragazza, dal comportamento esemplare. Senza nulla da dire». Due giorni fa l’ha chiamata per sincerarsi delle sue condizioni di salute. «Mi ha detto che si sta pian piano riprendendo», dice l’imprenditore, «e che vuole tornare presto al suo lavoro, che aveva cominciato da non molto tempo.

Io sono stato contento di sentirla così, perché vuol dire che ha la forza, anche grazie alla sua giovane età, per riprendere una vita il più possibile normale dopo quello che è accaduto. Da me troverà sempre le porte aperte. Come e quando vorrà, dopo il periodo di convalescenza che le sarà necessario, sarò contento di riaverla nel mio locale, che nulla c’entra con quanto è accaduto. Voglio manifestare la mia vicinanza a lei e alla sua famiglia».

LE INDAGINI. Mentre proseguono le indagini dei carabinieri per ricostruire quello che è accaduto giovedì notte alle 3 nelle campagne di San Gregorio, l’uomo è sotto pressione. Sentito dagli investigatori, ha precisato che «la brutta vicenda è avvenuta fuori dal locale, da dove questa ragazza è uscita da sola, al volante della sua macchina, come faceva tutte le sere per tornare a casa». All’uomo è stato anche chiesto se avesse notato, negli ultimi giorni, delle persone sospette che, in qualche modo, potrebbero aver molestato la ragazza all’interno del locale. Circostanza, questa, che è stata categoricamente smentita. «La clientela è selezionata, da noi non ci sono brutti ceffi».

LA PSICOLOGA. La violenza è un fatto che la ragazza potrebbe aver rimosso dalla sua mente proprio a causa del forte stato di shock. È questo il parere di una delle psicologhe che stanno affiancando, fin dal primo momento, la ragazza che può contare anche sull’appoggio incondizionato della sua famiglia. Sono le donne a starle più vicine, a partire dalla mamma che la mattina all’alba chiamò i carabinieri, insieme alle sorelle alle quali la giovane è molto legata.

ABITI INTEGRI. La ragazza non indossava i jeans nella misteriosa notte dell’aggressione. Portava dei pantaloni neri che, insieme a tutti gli altri indumenti, sono stati messi in una busta e consegnati ai carabinieri del Ris. Il pm titolare dell’inchiesta, Fabio Picuti, ha chiesto una dettagliata serie di accertamenti agli esperti. Una prima relazione è attesa tra oggi e domani.

IL BUCO. Nella ricostruzione della serata, tra l’uscita della ragazza dal posto di lavoro fino alla sosta (forzata?) a San Gregorio, rimane un buco di due ore, tra le 3 e le 5. Cioè da quando la macchina ha attraversato la statale 17, entrando poi in una strada sterrata, a quando la giovane si è riavuta e, resasi conto di quanto era accaduto, ha parlato al telefonino con la sorella. Oggi sarà di nuovo interrogata.

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