«Voleva estorcere un milione al patron rossoblù Chiodi»

La minaccia: «Compra la mia abitazione oppure denuncio la tua compagna» A processo un 55enne. Scagionati da falso lo stesso costruttore e altri due

L’AQUILA. Una vicenda giudiziaria, scaturita probabilmente da una precedente vertenza su un presunto abuso edilizio, ha portato al rinvio a giudizio di un uomo di 55 anni accusato di tentata estorsione ai danni dell’imprenditore e presidente dell’Aquila calcio Corrado Chiodi. Una vicenda, ovviamente, che non ha nulla a che spartire con il club rossoblù.

L’imputato è Evandro Biondi, il quale nel processo, con accuse tutte da provare, verrà difeso dall’avvocato Antonio Milo. Secondo l’accusa sostenuta dal pm David Mancini l’imputato avrebbe fatto trapelare a Chiodi che se non avesse acquistato la sua abitazione al costo di un milione «avrebbe denunciato la sua compagna, Stefania Parisse per falsa testimonianza», cosa che poi fece, «compiendo atti diretti in modo non equivoco a indurre Chiodi a un acquisto a un costo non voluto, per procurarsi un ingiusto profitto, non riuscendo nell’intento per ragioni indipendenti dalla sua volontà». Nella stessa vicenda il costruttore Chiodi e un tecnico, Franco Scassa, erano accusati di falso in relazione a presunte irregolarità riguardanti due capannoni di Chiodi dopo alcune contestazioni, anche in sede civile, mosse dal confinante, per l’appunto Biondi. Più in particolare, Chiodi avrebbe falsamente attestato, nella domanda di ricollocazione alla Suap, che il capannone della sua ditta a Palombaia di Sassa aveva ottenuto una classe di inagibilità E mentre per l’accusa era B. Scassa, invece, era sospettato, nella sua veste di tecnico, di aver commesso lo stesso reato. Alla Parisse era stata contestata la falsa testimonianza per aver riferito all’autorità giudiziaria che il capannone preso in locazione dai fratelli Chiodi era stato classificato E «contrariamente al vero».

Le accuse di falso e falsa testimonianza non hanno retto al vaglio del giudice per le udienze preliminari del tribunale Guendalina Buccella, la quale ha scagionato Chiodi, Parisse e Scassa. I primi due sono stati assistiti dall’avvocato Roberto Madama, mentre Scassa dall’avvocato Ugo Marinucci.

L’unica persona offesa, dunque, resta Chiodi, il quale, se lo vorrà, potrà costituirsi nel processo tramite il suo legale.

Alla base di questa vicenda, dunque, una controversia amministrativa riguardante i capannoni riconducibili a Chiodi. Tempo addietro il Tar, su ricorso di Biondi, ordinò al Comune di valutare la sussistenza dei requisiti per il mantenimento dei capannoni legati a un presunto inquinamento ambientale e acustico causato dai camion di Chiodi.

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